Schifani: «Dimissioni di coraggio contro l’immobilismo. Il Sud cambi passo con riforme, ponte e partito più democratico»
Renato Schifani
Renato Schifani sceglie la kermesse forzista “Le radici del Sud” per mettere in fila ambizioni di governo e riforme di partito, senza risparmiare stoccate alla «burocrazia che non decide» e al «timore dei sondaggi» che serpeggia in parte della maggioranza nazionale. Davanti a dirigenti e amministratori di Calabria e Sicilia, il governatore ritorna sul caso Occhiuto, che una settimana fa aveva annunciato le dimissioni per poi rientrarvi dopo un nuovo via libera alla Giunta. «L’esperienza da presidente di Regione è stata nuova anche per me e capisco Occhiuto quando decide di dimettersi non per un contrasto con la magistratura, ma per un immobilismo che si inizia ad avvertire. Conosco la macchina burocratica delle Regioni – ammette – e lo vedo quotidianamente quando lotto con la burocrazia».
Schifani insiste sulla necessità di «gesti di coraggio» perché «c’è un immobilismo già a regime, una volontà di non decidere e di scaricare i problemi ad altri». Richiama la riforma varata a Palermo sulla commissione tecnico-scientifica che rilascia i pareri autorizzativi: «Abbiamo cambiato regole e componenti: oggi la Sicilia è più attrattiva e, dati alla mano, è la prima Regione italiana per crescita. In due anni abbiamo fatto due variazioni di bilancio distribuendo 500 milioni all’anno in più provenienti da maggiori entrate». Se la Calabria «ha finalmente risolto i guai della sanità grazie a Occhiuto», in Sicilia resta «un terreno difficile». Eppure le priorità dell’esecutivo Schifani sono chiare: «Stiamo investendo sul Ponte sullo Stretto e su un piano di infrastrutture che deve togliere l’Isola dall’isolamento».
C’è spazio anche per il posizionamento del partito: «Forza Italia sta crescendo, in Sicilia ma anche a livello nazionale. Per portarlo al 15-20 per cento dobbiamo mettercela tutta». Il presidente definisce «epocale» la riforma interna che prevede l’elezione diretta dei coordinatori regionali: «Dimostriamo di non essere più un partito carismatico, ma un soggetto in cui vige la democrazia. Serve però un comitato tecnico presieduto da Tajani che stabilisca regole per evitare tentativi di Opa. Con il nuovo statuto basta un anno di tesseramento: dobbiamo vigilare perché il partito non diventi il partito delle tessere. Servono dialettica costruttiva e non polemica».
Sull’altro fronte riformatore, Schifani difende la separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante, per la quale l’autunno porterà un referendum: «Stiamo vivendo un momento epocale sul piano delle riforme. Dobbiamo spiegare che non si tratta di una battaglia contro la magistratura, ma di tutela del cittadino per una giustizia giusta che mette accusa e difesa sullo stesso piano. Non condivido le affermazioni di qualche ministro che si dice preoccupato dai sondaggi: sottovalutare il referendum è un errore».
Il governatore conclude richiamando l’urgenza di accelerare: «Il Sud può e deve cambiare passo, ma servono coraggio, semplificazione e scelte nette. Dimostriamo che le nostre regioni sanno correre e che Forza Italia è il motore moderato e riformista in grado di accompagnare questa stagione di cambiamento».