Fratelli d’Italia presenta una proposta di legge per introdurre il reato di apologia della criminalità organizzata. Previste pene fino a tre anni di reclusione e multe fino a 10mila euro, con aggravanti per i contenuti diffusi online.

ROMA – Colpire chi inneggia alla mafia, anche attraverso i social. È l’obiettivo della proposta di legge presentata nei due rami del Parlamento dai parlamentari palermitani di Fratelli d’Italia, Carolina Varchi – capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera – e Raul Russo, componente della Commissione parlamentare Antimafia.

Il testo prevede l’introduzione del reato di apologia della criminalità organizzata o mafiosa, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 1.000 a 10.000 euro.
Sono previste aggravanti se il reato viene commesso a mezzo stampa o tramite strumenti telematici e informatici, con l’obiettivo di contrastare la diffusione incontrollata sui social network di contenuti che esaltano la mafia, favorendo – secondo i firmatari – un effetto emulativo soprattutto tra i giovani.

«Preoccupa la diffusione di prodotti televisivi e cinematografici che mostrano i mafiosi in un’accezione positiva – hanno dichiarato Varchi e Russo – come avvenuto recentemente in un omicidio tra giovani a Palermo. Ciò non è tollerabile».

La proposta punta quindi a contrastare la normalizzazione delle organizzazioni criminali e la loro rappresentazione come modelli culturali.
«Pur non essendo favorevoli ai cosiddetti reati d’opinione – hanno aggiunto – riteniamo che non si possa più rinviare una misura che renda chiaro alle nuove generazioni che la mafia non può mai avere un’accezione positiva».

A commentare il provvedimento anche la presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, che ha più volte denunciato «la nascita della “mafiosfera”: la camorra usa i social per arruolare i giovani, trasformando i boss in eroi. Ma chi è in carcere non è un eroe – ha ribadito –. La verità la ristabiliscono forze di polizia e magistratura».

Sul piano tecnico, la nuova norma verrebbe inserita subito dopo l’articolo che sanziona il reato associativo di stampo mafioso, per collegare gli aspetti materiali e immateriali del fenomeno e facilitare il controllo dei contenuti online, anche a supporto delle forze investigative.