Sicilia, inchiesta appalti: sospesi tre dirigenti regionali e nominato commissario all’Asp di Siracusa

La Giunta regionale della Sicilia, convocata dal presidente Renato Schifani, ha deliberato la sospensione di tre dirigenti regionali e pubblici amministratori coinvolti nell’inchiesta della Procura di Palermo su presunti appalti pilotati. La decisione, assunta come misura cautelare “a tempo indeterminato”, resterà in vigore fino a quando non saranno chiariti gli esiti del procedimento penale.

Tra i provvedimenti più rilevanti figura la sospensione dall’incarico di Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dipartimento regionale della Famiglia. La gestione della struttura è stata affidata ad interim a Ettore Foti, attuale dirigente del Dipartimento Lavoro.

Il presidente Schifani ha inoltre chiesto formalmente all’assessore alla Famiglia di revocare l’incarico al segretario particolare Vito Raso, anch’egli indagato nell’ambito della stessa indagine. Contestualmente, su indicazione della Giunta, l’assessore all’Agricoltura avvierà un procedimento disciplinare con sospensione cautelare nei confronti di Giovanni Tomasino, direttore generale del Consorzio di Bonifica 2 di Palermo.

Per quanto riguarda l’Asp di Siracusa, l’assessore alla Salute Daniela Faraoni ha comunicato di avere accolto l’autosospensione del direttore generale Alessandro Caltagirone e di avere avviato la procedura per la nomina del commissario straordinario. L’incarico è stato affidato a Chiara Serpieri, già dirigente generale di aziende sanitarie piemontesi e componente del consiglio direttivo Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), che lo svolgerà a titolo gratuito per sei mesi.

La Regione Siciliana, con questa serie di provvedimenti, intende preservare il corretto funzionamento dell’amministrazione e garantire la piena collaborazione con l’autorità giudiziaria. Gli sviluppi dell’inchiesta, coordinata dalla procura di Palermo, sono attesi nei prossimi giorni.

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Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.