Patto Schifani-Lombardo, intesa tra equilibri fragili e nodi irrisolti

A fine luglio un video rubato aveva immortalato Renato Schifani esplodere contro gli autonomisti: «Io questi non li tengo più». Un mese dopo, come spesso accade in politica, i toni si sono capovolti. Schifani e Raffaele Lombardo si sono incontrati per oltre due ore e con una stretta di mano hanno ricomposto un’alleanza che cambia i rapporti di forza nel centrodestra siciliano. L’intesa prevede l’ingresso del Movimento per l’Autonomia in Forza Italia: gli iscritti lombardiani verranno invitati a fare la tessera azzurra. In cambio, il leader autonomista ottiene lo sblocco di dossier strategici come quello dell’Azienda siciliana trasporti e un ruolo determinante nella formazione delle liste forziste. «Siamo già nella fase organizzativa», confermano dal Mpa. L’accordo arriva dopo settimane di interlocuzioni, con Lombardo che già in estate aveva ribadito la sua lealtà: «Il presidente rimane Schifani» e aveva anticipato la volontà di andare «un passo oltre la federazione con Forza Italia».

Eppure non mancano le ombre. Alle Europee, Lombardo aveva sostenuto Caterina Chinnici, eletta proprio nella lista azzurra dopo un passato nel Pd, scelta che molti oggi sembrano dimenticare. Allo stesso modo, un tentativo di accordo con la Lega era fallito, lasciando in eredità la diffidenza di Gianfranco Micciché e Roberto Lagalla, che adesso prendono le distanze da questo nuovo scenario.

Sul fronte territoriale, l’operazione non è priva di rischi. Nella Sicilia occidentale l’accordo viene visto come un rafforzamento, ma dall’altra parte dell’isola, soprattutto nel Catanese, restano in silenzio figure di peso come l’eurodeputato Marco Falcone e l’area acese, veri specialisti delle preferenze sul territorio. Non meno rilevante la posizione di Luca Sammartino, che con Lombardo e il suo entourage non ha mai avuto rapporti distesi, così come Totò Cuffaro, pronto a marcare le distanze.

Schifani dovrà muoversi in un equilibrio instabile, in mezzo a una bufera che solo la sua lunga esperienza – da presidente del Senato e oggi governatore della Sicilia – può forse provare a gestire. Un compito reso ancor più difficile da una burocrazia che rallenta ogni decisione e da tensioni interne che si intrecciano con i rapporti nazionali. Non va infatti dimenticato l’affondo diretto al ministro Matteo Salvini sulla nomina di Annalisa Tardino al vertice dell’Autorità portuale di Palermo: un caso senza precedenti, con un ricorso al Tar che, se accolto, avrebbe ripercussioni politiche pesanti.

Sullo sfondo resta l’immagine del commissario – insediato da appena dieci giorni – che già rappresenta Palermo in Europa e partecipa al Meeting di Rimini fianco a fianco con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. All’evento, dedicato alle infrastrutture, innovazione e sostenibilità nel Mediterraneo, il commissario ha partecipato al panel “Italia hub del Mediterraneo: infrastrutture, innovazione e sostenibilità per i trasporti del futuro”. Tra i padiglioni, il commissario ha avuto modo di incontrare anche il viceministro Edoardo Rixi e lo stesso Salvini.

In questo scenario, Schifani punta a rafforzare la sua maggioranza in vista del congresso regionale di Forza Italia, dove il sostegno degli autonomisti a Marcello Caruso potrebbe blindare la sua leadership contro l’area vicina a Falcone. Lombardo, invece, porta a casa la presidenza dell’Ast con Luigi Genovese e rivendica «almeno 100 mila voti organizzati sul territorio», convinto di spingere Forza Italia al primo posto nell’isola. Ma le tensioni latenti rendono il quadro più complesso di quanto appaia: la partita si gioca tra numeri, fedeltà e memorie politiche che nessuno ha davvero cancellato.