Elita Schillaci, la forza gentile dell’innovazione che non si ferma

Elita Schillaci

Ci sono donne che non aspettano il cambiamento: lo costruiscono, giorno dopo giorno, senza clamore ma con una determinazione che lascia il segno. Tra queste c’è Elita Schillaci, docente ordinaria di “Imprenditorialità e Business Planning” all’Università di Catania, già preside della Facoltà di Economia, fondatrice dell’incubatore universitario MedSpin e da anni voce autorevole sui temi dell’impresa sociale, della responsabilità collettiva e dell’innovazione territoriale.

Ancora una volta il suo nome compare nella lista delle “Unstoppable Women” di StartupItalia, l’osservatorio che da otto anni racconta le protagoniste del cambiamento: imprenditrici, manager, ricercatrici e creative capaci di trasformare visioni in azioni. Per Schillaci non si tratta di un traguardo personale, ma della conferma che anche in Sicilia esiste un tessuto vivo e creativo, pronto a parlare al mondo con competenza e coraggio, e che spesso ha un volto femminile.

La sua idea di innovazione non è mai astratta, ma radicata nei bisogni concreti delle comunità, nella capacità di tradurre idee in progetti che generano valore condiviso. Con il Premio Innovazione Sicilia, di cui ha guidato il Comitato Tecnico Scientifico, ha portato questa visione dentro un percorso che premia chi non si limita ad avere un’intuizione, ma la rende realtà. In un TEDx a Gela ha lanciato un manifesto di leadership femminile che invita a rompere gli schemi: dalla libertà di creare alla sorellanza come forma di guida collettiva, dalla ridefinizione del successo alla capacità di restare autentiche. Non slogan, ma strumenti per cambiare davvero le cose.

La sua conferma tra le Unstoppable Women arriva in un momento in cui il Global Gender Gap Report del World Economic Forum stima in 123 anni il tempo necessario per colmare il divario tra uomini e donne. Ma Schillaci dimostra che non serve attendere le statistiche: la parità può iniziare qui e ora, con azioni quotidiane e visioni lungimiranti. È questa la sua forza gentile: un’innovazione che non divide, ma include, e che diventa responsabilità collettiva.