La Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ha coordinato un’imponente operazione che ha visto impegnati circa 150 Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, supportati dallo Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia”, dal Nucleo Cinofili di Nicolosi e dal 12° Nucleo Elicotteri. Su ordine del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale etneo, nei mesi scorsi è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 38 persone, di cui 37 tradotte in carcere e una sottoposta agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Gli indagati, nei confronti dei quali permane la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di armi comuni e da guerra, ricettazione ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso e finalizzati a rafforzare il potere del clan.

L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo di Catania sotto il coordinamento della DDA, è iniziata nell’ottobre 2020 e si è protratta fino a gennaio 2023. Ha ricostruito l’articolata rete del clan “Santapaola–Ercolano” nel territorio catanese, con particolare riferimento al gruppo Nizza, operativo nei quartieri di San Giovanni Galermo, Librino, San Cristoforo, Castello Ursino e San Cosimo. Al centro delle attenzioni è finito Giovanni Nizza, oggi 51enne, che pur detenuto avrebbe continuato a impartire direttive ai sodali attraverso stretti canali di comunicazione. Accanto a lui, secondo la ricostruzione, il figlio Natalino, 28 anni, che avrebbe assunto compiti di responsabilità operativa, affiancato dai precedenti capi gruppo Silvio Corrà e Salvatore Scavone, entrambi poi diventati collaboratori di giustizia, e da Rosario Lombardo, storico uomo d’onore scomparso nel 2021.

Le indagini dei carabinieri avrebbero messo in luce come il clan, nonostante gli arresti e l’applicazione del carcere duro per Daniele e Andrea Nizza, entrambi 31enni, abbia mantenuto saldo possesso delle proprie fonti di reddito riorganizzandosi in tempi rapidissimi. A conferma della sua forza militare, l’operazione ha portato al sequestro di ingente armamento: centinaia di munizioni di vario calibro, ordigni esplosivi artigianali, silenziatori, fucili mitragliatori MP Brasilien e AK-47, pistole clandestine modificate, un giubbotto antiproiettile e un passamontagna. Tali sequestri hanno documentato la capacità del clan di presidiare il territorio attraverso la forza delle armi, alimentando al contempo un traffico di stupefacenti che garantiva flussi di denaro costanti.

Secondo gli investigatori, altri elementi chiave emersi dall’indagine riguardano il ruolo svolto dalle donne e dai cosiddetti “figli d’arte”. Secondo la ricostruzione, le famiglie dei detenuti ricevevano mensilità mensili per rafforzare i legami associativi e prevenire collaborazioni con la giustizia in caso di difficoltà economiche o di salute. Maria Rosaria Nicolosi, 47enne moglie di Giovanni Nizza e madre di Natalino, secondo l’accusa, avrebbero svolto funzioni di collegamento tra il marito e i sodali liberi, organizzando videoconferenze e trasmettendo istruzioni operative. Nel frattempo, Natalino Nizza e Salvatore “Sam” Privitera, 31 anni e oggi collaboratore di giustizia, hanno percorso un vero e proprio cursus honorum mafioso, diventando secondo la ricostruzione degli investigatori, messaggeri del latitante Andrea Nizza e ricoprendo ruoli apicali in un momento in cui i vertici storici del clan erano in gran parte in stato di detenzione.

L’accurata ricostruzione del contesto investigativo ha fatto emergere anche contrasti violenti tra il gruppo Nizza e la consorteria guidata dal detenuto Lorenzo “lo scheletro” Saitta e da suo genero Antonino Trentuno, 31 anni. Queste faide interne, sfociate in scontri a fuoco, sono state abilmente strumentalizzate per deviare i sospetti sull’omicidio di Vincenzo Timonieri, un delitto commesso in ambito mafioso e ritenuto dai magistrati un episodio di estrema gravità. Infine, il clan ha dimostrato una spregiudicata capacità di esibire simboli di potere anche in contesti religiosi: nel 2022 è stata documentata l’affissione sulla candela votiva di Librino dello stendardo recante la parola “BANANA”, soprannome di Giovanni Nizza, mentre nel 2023 un video sui social mostrava un bambino legato da vincoli di parentela con i Nizza seduto sulla stessa candelora durante la processione di Sant’Agata, chiaro segno dell’influenza della cosca sulla vita cittadina. L’operazione “Santapaola–Ercolano” conferma la necessità di un’azione coordinata tra forze dell’ordine e magistratura per contrastare la straordinaria capacità di rigenerazione delle organizzazioni mafiose, che continuano a fondare la loro tenuta sul mix micidiale di violenza, affari illeciti e controllo sociale capillare.

Ferma restando la presunzione di non colpevolezza fino a condanna definitiva, è stata emessa misura cautelare della custodia in carcere per Salvatore Andò, 32 anni; Kevin Bonfiglio, 31 anni; Mario M. Calabretta, 37 anni; Antonino Cocuzza, 50 anni; Domenico Contarni, 54 anni; Giovanni Costanzo, 30 anni; Angelo Cutugno, 31 anni; Paolo G. Denaro, 31 anni; Pierpaolo G. Di Gaetano, 46 anni; Orazio Finocchiaro, 52 anni; Michele Fontanarosa, 68 anni; Marco Gardali, 29 anni; Andrea La Rosa, 35 anni; Simone Lizzio, 26 anni; Alessandro Lo Presti, 45 anni; Francesco Magrì, 53 anni; Giovanni Magrì, 30 anni; Mario Marletta, 36 anni; Giuseppe Mazzarelli, 29 anni; Corrado G. Muscarà, 28 anni; Maria R. Nicolosi, 47 anni; Giovanni Nizza, 51 anni; Natale Nizza, 28 anni; Natale D. Nizza, 31 anni; Carmelo C. Patanè, 30 anni; Vincenzo Pino, 26 anni; Giovanni Pinto, 48 anni; Francesco Platania, 57 anni; Giovanni Privitera, 49 anni; Giovanni M. Privitera, 31 anni; Antonino Raimondo, 51 anni; Mario Russo, 53 anni; Ivan Scavone, 31 anni; Gabriele A. Strazzeri, 29 anni; Antonino Trentuno, 31 anni. Domiciliari invece per il 61enne Saverio Missale