Omicidio al parcheggio di Corso Sicilia, Maravigna: «Una disgrazia annunciata»
Catania si sveglia ancora una volta sotto shock. L’omicidio consumato ieri mattina nei pressi di un parcheggio di Corso Sicilia, dove un quarantenne italiano è stato accoltellato durante una lite con un altro parcheggiatore abusivo, ha riportato drammaticamente al centro dell’attenzione i temi della sicurezza urbana e del degrado cittadino. L’uomo, conosciuto nella zona per la sua vita ai margini, è morto poco dopo il ricovero in ospedale a causa delle gravi ferite riportate. Sul fatto indaga la Procura di Catania, che ha già disposto accertamenti congiunti da parte di Polizia e Carabinieri per ricostruire l’esatta dinamica dell’accoltellamento. Nel giro di poche ore è stato fermato un cittadino etiope che avrebbe ammesso le proprie responsabilità. I pubblici ministeri Fabio Scavone e Martina Nunziata Bonfiglio, titolari del fascicolo, lo accusano di omicidio aggravato. Ma la tragedia ha acceso immediatamente il dibattito politico e civile, perché da anni i residenti di Corso Sicilia denunciano l’insicurezza di quell’area. A intervenire anche il primo cittadino Enrico Trantino, sottolineando di essere costantemente in contatto con procura, prefettura e forze dell’ordine. «L’amministrazione è in silenzio, ma al lavoro. Dovrebbe fare proclami? Sarà respinto ogni tentativo dei clan di trasformare la città in un campo di battaglia per gli interessi criminali».
Abbiamo intervistato l’avvocato Pietro Ivan Maravigna, presidente del Comitato dei Residenti di Corso Sicilia, che da anni solleva l’allarme su quell’area, definita una “polveriera” a cielo aperto.
Lei da tempo denuncia le criticità di corso Sicilia e via Sturzo: questo omicidio conferma le sue preoccupazioni?
«L’omicidio è l’una disgrazia annunziata. A giugno avevamo consegnato al presidente dell’AMTS, avvocato Vittorio, una bandiera italiana per ricordargli che il parcheggio LIDL gestito dalla sua azienda è sotto la sovranità dello Stato italiano e soggetto alle leggi del nostro Stato. Oramai da anni immigrati clandestini senza fissa dimora litigano per la gestione abusiva di quel parcheggio. Sapevamo che ci sarebbe scappato il morto e così è stato. Purtroppo a farne le spese è stato un italiano garbato, mite ed educato. Avevamo chiesto all’avvocato Vittorio di presidiare con personale suo quel parcheggio così come è presidiato un altro parcheggio a 50 metri sulla via Sturzo che però ha meno della metà dei posti auto di quello del piazzale Lidl. Ci sono state fatte delle promesse che non sono state mantenute. Mi chiedo come ci si possa addormentare la notte sapendo che, adottando le misure da noi richieste, Alessandro sarebbe ancora vivo».
Quali sono i principali problemi di sicurezza che i residenti e i commercianti le hanno segnalato negli ultimi anni?
«Il principale problema è dato dall’occupazione dei ruderi dell’ex San Berillo da parte della criminalità extracomunitaria. I ruderi vanno demoliti e quelle aree di massimo degrado restituite alla cittadinanza».
Ha mai ricevuto risposte concrete dalle istituzioni alle richieste di maggiore controllo e presidio del territorio?
«Ultimamente la situazione è lievemente migliorata grazie all’impegno di Questore e Sindaco, ma sono sforzi che rischiano di rimanere vanificati se, come già detto, non si demoliranno i ruderi del vecchio San Berillo, covo di bande di criminali extracomunitari».
Secondo lei quali interventi immediati sarebbero necessari per restituire sicurezza e vivibilità a questa parte di Catania?
«Necessario l’impiego dell’esercito con presidi fissi ma necessario che finisca anche il buonismo di certa magistratura che strizza l’occhio alle cosiddette politiche dell’accoglienza e dell’integrazione. Il cittadino rimane incredulo quando vede i criminali extracomunitari arrestati dalla Polizia rilasciati immediatamente dai Tribunali».
Che messaggio sente di rivolgere oggi ai cittadini della zona, dopo l’ennesimo episodio di violenza?
«Denunciare ogni forma di prevaricazione, fare rete e, per quella piccola parte di opinione pubblica ancora illusa da parole come inclusione ed integrazione, APRIRE GLI OCCHI».
Il Comitato dei Residenti di Corso Sicilia non è nuovo a prese di posizione pubbliche. L’omicidio di Corso Sicilia, dunque, non è solo cronaca nera. È anche la conferma che degrado urbano e marginalità sociale possono trasformarsi in una miscela esplosiva, capace di lasciare dietro di sé morti, dolore e paura.