La prima udienza è fissata al 15 settembre 2026. Al centro del procedimento il caso che portò alla sospensione dell’ex consigliera laica del Csm Rosanna Natoli.
Il Gup di Catania Giuseppina Starace ha disposto il rinvio a giudizio di Rosanna Natoli, ex componente laica di Fratelli d’Italia al Consiglio superiore della magistratura, con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio. La prima udienza del processo si terrà il 15 settembre 2026.
A sostenere l’accusa nel procedimento sono la procuratrice aggiunta Agata Santonocito e la sostituta procuratrice Tiziana Laudani. Il caso giudiziario trae origine dalla vicenda che, l’11 settembre 2024, portò il plenum del Csm a votare la sospensione dall’incarico di Natoli.
La decisione arrivò dopo le dimissioni presentate il 17 luglio 2024 dalla sezione disciplinare di Palazzo Bachelet, a seguito dello scandalo esploso il giorno precedente con il deposito di una registrazione audio relativa a un incontro privato, avvenuto in Sicilia, tra Natoli e la magistrata catanese Maria Fascetto Sevillo, allora sottoposta a procedimento disciplinare.
Nell’audio, secondo quanto emerso, Natoli avrebbe fornito consigli e riferito gli orientamenti dei giudici disciplinari alla magistrata, nonostante l’obbligo di astenersi dal trattare il relativo fascicolo. Fascetto Sevillo, successivamente, si dimise dalla magistratura e morì poco tempo dopo.
Nel motivare la delibera di sospensione, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli sottolineò come il comportamento dell’allora consigliera laica di FdI apparisse riconducibile al reato di rivelazione di segreto d’ufficio, configurando una violazione dei doveri di imparzialità e terzietà. L’inchiesta, inizialmente seguita dalla Procura di Roma, è stata poi trasmessa per competenza a Catania.
Rosanna Natoli, all’epoca, contestò duramente la decisione del plenum parlando di «fango» gettato nei suoi confronti e dichiarando di non accettare processi sommari. In una nota, sostenne inoltre che la sospensione avrebbe creato un «pericoloso precedente», legato alla possibilità di sospendere un consigliere del Csm sulla base della sola iscrizione nel registro degli indagati.
Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.
