Sportelli bancomat, cambio epocale da ottobre: non potrai superare il nuovo limite giornaliero di prelievo | Sarà uguale per tutti

Limite di prelievo dal bancomat (cataniaoggi.it-pexels)

Prelievi in contanti e accertamenti fiscali, parte il controllo dei conti correnti da parte del Fisco

Negli ultimi anni l’Agenzia delle Entrate ha potenziato l’utilizzo dei dati bancari come strumento di indagine fiscale. Prelievi e versamenti effettuati sui conti correnti possono diventare indizi di redditi non dichiarati e quindi portare a contestazioni. Questo meccanismo si fonda su norme precise – l’art. 32 del DPR 600/1973 e l’art. 51 del DPR 633/1972 – che attribuiscono al Fisco la possibilità di utilizzare le movimentazioni bancarie come base per l’accertamento, salvo prova contraria da parte del contribuente.

Un aspetto cruciale da comprendere è che in Italia il segreto bancario non rappresenta più un ostacolo all’attività di accertamento. Con la legge antiriciclaggio del 1991 e, soprattutto, con l’introduzione dell’Archivio dei Rapporti Finanziari nel 2006, ogni conto corrente e rapporto bancario è monitorato dall’Anagrafe Tributaria. Ciò significa che l’Agenzia delle Entrate conosce saldi e movimentazioni complessive di ciascun contribuente e può chiedere alle banche il dettaglio delle operazioni senza necessità di preavviso.

Pur con poteri estesi, il Fisco deve rispettare alcune garanzie. Lo Statuto del Contribuente impone che ogni accertamento sia motivato e consenta al soggetto interessato di presentare osservazioni. In pratica, un avviso fondato su indagini bancarie deve specificare con chiarezza quali movimenti vengono considerati reddito imponibile e per quali ragioni. Inoltre, il contribuente ha diritto a ottenere copia degli estratti conto utilizzati dall’Amministrazione e a far valere in giudizio eventuali vizi procedurali.

Il cuore della disciplina risiede nella presunzione legale relativa prevista dall’art. 32 DPR 600/1973. In base a questa norma, i versamenti sul conto, se non giustificati, vengono automaticamente considerati ricavi non dichiarati. Per i prelievi, invece, la logica è che possano costituire acquisti “in nero” e quindi indicatori di reddito occulto. Questa presunzione, tuttavia, non è assoluta: il contribuente può fornire la prova contraria, dimostrando la natura non imponibile delle somme contestate.

La riforma e le soglie di tolleranza dal 2017

Un cambiamento significativo è arrivato con il decreto del 2016, che ha introdotto dal 2017 nuove regole per i prelievi. La presunzione fiscale opera oggi solo per gli imprenditori e soltanto oltre soglie precise: mille euro giornalieri o cinquemila mensili. Per i lavoratori autonomi e per i privati, invece, la Corte Costituzionale ha escluso l’automatica rilevanza fiscale dei prelievi, riconoscendo che queste categorie spesso mescolano spese personali e professionali. Rimane invece invariata, per tutti, la presunzione sui versamenti.

Il procedimento tipico parte con la raccolta dei dati dall’Archivio dei Rapporti Finanziari e dalle banche. Una volta ottenuti gli estratti conto, l’Ufficio individua versamenti e prelievi sospetti, applicando le presunzioni di legge. Prima di notificare l’accertamento, di solito viene avviato un contraddittorio, in cui al contribuente è chiesto di chiarire i movimenti contestati. Se le spiegazioni non sono convincenti o documentate, l’Agenzia emette l’avviso, che potrà essere impugnato davanti al giudice tributario.

Prelievo bancomat (cataniaoggi.it-pexels)

Limiti ai prelievi di contante

I prelievi di contante dal conto corrente non hanno un limite assoluto per legge: ogni correntista può ritirare le somme disponibili, fermo restando il massimale operativo degli sportelli o dei bancomat. Tuttavia, per motivi fiscali e antiriciclaggio, esistono soglie di rilevanza. Per gli imprenditori, la normativa fiscale stabilisce che i prelievi superiori a 1.000 euro giornalieri o a 5.000 euro mensili possono essere considerati indizi di ricavi non dichiarati, salvo prova contraria. Per professionisti e privati, invece, la presunzione automatica non si applica, anche per importi elevati, a meno che non emergano altri elementi di sospetto.

Parallelamente, le norme antiriciclaggio impongono alle banche di segnalare all’UIF operazioni in contante superiori a 10.000 euro mensili complessivi, senza vietarne il prelievo, mentre per i pagamenti in contanti esiste un limite di 5.000 euro per singola transazione, che obbliga all’uso di strumenti tracciabili per importi maggiori. Queste soglie hanno l’obiettivo di bilanciare la libertà di gestione del denaro con la necessità di contrastare evasione e riciclaggio.