Act Tank Sicilia, economia e fiducia: imprese e istituzioni insieme per rilanciare l’Isola
 
                Il Rapporto Strategico 2025 di The European House – Ambrosetti racconta una Sicilia che cambia passo: prima in Italia per crescita del PIL e dell’occupazione, ma ancora frenata da squilibri sociali, disparità di genere e difficoltà strutturali.
La terza edizione dell’Act Tank Sicilia, ospitata all’Auditorium Branciforte di Palermo, non è stata solo una vetrina di numeri, ma il termometro di una Regione che sta tentando di riscrivere il proprio destino. L’iniziativa di TEHA Group, in collaborazione con la Regione Siciliana e grandi gruppi privati come BAPS, Gruppo Arena, Lactalis e Confindustria Siracusa, ha riunito amministratori, imprenditori e studiosi per analizzare lo “stato di salute” dell’economia siciliana.
I dati raccontano una realtà in chiaroscuro. La Sicilia è oggi la prima economia italiana per crescita del PIL (+23,5%) e per incremento dell’occupazione (+5,6%) nel periodo 2019-2024. Un risultato che pochi avrebbero immaginato solo qualche anno fa. Eppure, dietro questi numeri, si nasconde una verità più complessa: l’Isola resta penultima per reddito pro capite (20.700 euro contro i 32.600 della media nazionale) e ancora terzultima per partecipazione femminile e giovanile al lavoro, con tassi del 34,9% e del 23,5%, lontani dalla media italiana del 53,3% e del 34,4%.
Nelle parole di Valerio De Molli, CEO di TEHA Group e The European House – Ambrosetti, si coglie la direzione del cambiamento: «La Sicilia sta vivendo una fase di considerevole dinamismo e si posiziona oggi ai vertici nazionali per crescita del PIL e dell’occupazione. Il ritardo da recuperare è ampio e richiederà perseveranza e una programmazione pubblica di medio e lungo periodo. L’Act Tank Sicilia non vuole ignorare le fragilità economiche e sociali, come il basso PIL pro capite, la limitata apertura internazionale e la scarsa partecipazione di donne e giovani al lavoro. È necessario trasformare i segnali di ripresa in leve di cambiamento, valorizzando i punti di forza e le eccellenze della Regione. La Sicilia può contare su un patrimonio umano straordinario ma ricco di contraddizioni: è la seconda Regione più giovane d’Italia e la quarta per imprenditorialità giovanile, ma anche la seconda per incidenza di giovani che né studiano né lavorano. Per sostenere la crescita in modo stabile e inclusivo serve uno sviluppo coeso e a 360 gradi, capace di restituire all’Isola un ruolo da protagonista nel Mediterraneo e in Europa.» Presenti al dibattito, esponenti del mondo produttivo e istituzionale, da Renato Schifani a Edmondo Tamajo, da Roberto Lagalla a Gioacchino Amato, fino ai rappresentanti del sistema bancario e industriale.
Dal Rapporto Strategico 2025 emerge un messaggio chiaro: la Sicilia può crescere solo se costruisce una visione condivisa tra imprese, istituzioni, politica e banche. Non più un’isola che rincorre fondi e assistenza, ma un sistema che progetta, produce e investe. È in questa prospettiva che il Forum individua tre pilastri fondamentali per il futuro dell’economia regionale: l’agroalimentare e il vino, l’economia del mare e la meccatronica & ICT. Settori che, insieme, rappresentano la nuova identità produttiva dell’Isola.
Il quadro dei numeri, pur confortante, non basta a disegnare il futuro. È necessario sciogliere i nodi strutturali che ancora limitano la competitività: l’accesso al credito, la modernizzazione delle infrastrutture, la semplificazione amministrativa e la formazione del capitale umano. In una regione dove il 99,7% delle imprese è costituito da micro e piccole realtà, la finanza è la leva che può trasformare l’intraprendenza in solidità. Il Rapporto lo conferma: nel 2024 la Sicilia ha registrato la contrazione più contenuta dei prestiti alle imprese in Italia e un aumento dell’1,5% dei prestiti alle famiglie, segnale di un legame fiduciario che inizia a consolidarsi.
Ma il punto centrale resta la fiducia. Fiducia nelle istituzioni, nelle imprese, nei giovani e nella possibilità concreta che questa terra possa vivere di crescita autonoma. Non basta migliorare gli indicatori economici: serve un cambio culturale, un nuovo patto sociale che unisca chi produce e chi governa. Solo così la Sicilia potrà superare le proprie fragilità e diventare un laboratorio di sviluppo mediterraneo, un luogo dove innovazione e tradizione si incontrano per creare valore. In fondo, il Rapporto Ambrosetti non è un elenco di dati, ma una dichiarazione d’intenti. Dice che la Sicilia può farcela, se smette di guardarsi come periferia e inizia a pensarsi come ponte: tra Nord e Sud, tra Europa e Mediterraneo, tra presente e futuro. Il potenziale c’è. Adesso serve la volontà di trasformarlo in realtà.

 
                                         
                                         
                                         
                                         
                                         
                                         
                                