“Il Piano Mattei”, il nuovo saggio di Ruggero Razza: non solo “principe del foro”, ma uomo delle istituzioni formatosi alla Nunziatella.
Ruggero Razza
Una copertina svelata, una data già cerchiata: 12 settembre. Da quel giorno “Il Piano Mattei. Come Giorgia Meloni ha riportato l’Europa nel Mediterraneo globale” di Ruggero Razza sarà nelle migliori librerie e negli store online; il volume è già preordinabile sul sito dell’editore: bonfirraroeditore.it. Ma la notizia è anche un’altra: dietro l’analisi geopolitica, c’è un autore che non è soltanto un affermato avvocato, il “principe del foro” che molti conoscono a Catania, bensì un uomo delle istituzioni la cui formazione affonda nella Scuola Militare “Nunziatella”. È lì che Razza ha interiorizzato un lessico di valori; disciplina, servizio, responsabilità, lealtà, senso dello Stato che tornano, pagina dopo pagina, come struttura portante del suo ragionamento.
Il saggio parte da un assunto chiaro: il Mediterraneo non è una cartolina né un memoriale di tragedie, ma la cerniera strategica tra Europa e Africa. Razza descrive un’area tornata centrale non per merito del caso, ma per una combinazione di scelte politiche, traiettorie economiche e mutamenti tecnologici: energia e corridoi infrastrutturali, rotte dei dati sottomarini, migrazioni come dinamica strutturale, dialogo interculturale come condizione per la stabilità. Ne emerge un “Mare Nostrum” che smette di essere periferia e ridiventa snodo globale.
Il cuore del libro è l’analisi del cosiddetto Piano Mattei: meno slogan, più progetto operativo. Razza ricostruisce la visione che ha riportato l’Italia e con essa l’Europa, a trattare il Mediterraneo e l’Africa non come retrovie, ma come partner. L’autore insiste su un cambio di paradigma: accordi condivisi con gli attori locali, catene del valore sviluppate in loco, trasferimento di competenze, infrastrutture reali (energie, porti, cavi, logistica), superando le posture neo-coloniali che hanno spesso avvelenato i rapporti Nord-Sud. Il riferimento a Enrico Mattei non è retorico: è il richiamo a una pratica industriale e diplomatica fondata su parità e convenienza reciproca.
La scrittura è densissima ma tersa. Razza accompagna il lettore tra Nord Africa e Medio Oriente, quindi lungo la dorsale digitale sottomarina che collega il Mediterraneo all’India: non soltanto oleodotti e gasdotti, ma cavi dati e piattaforme tecnologiche che ridisegnano poteri e dipendenze. La tesi è netta: chi presidia energia e bit governa i processi; chi li subisce resta ai margini del tavolo.
C’è, però, un tratto che rende il libro diverso da altri esercizi geopolitici: il tono istituzionale. Non quello burocratico, ma quello che nasce da una formazione militare e civica: stabilire obiettivi, misurarne gli esiti, rendere conto. È la “firma” della Nunziatella che riemerge nelle pagine: la politica estera come politica pubblica, fatta di cronoprogrammi, interlocutori, governance, verifiche. La lezione è semplice e severa: nel Mediterraneo non basta esserci, bisogna “saperci stare” con progetti concreti e alleanze affidabili.
Il capitolo sulle migrazioni evita le scorciatoie. Razza le considera un fatto strutturale da governare su tre piani: sviluppo locale (energia, lavoro, istruzione), canali legali di mobilità e rimpatri credibili, cooperazione di polizia contro reti criminali. Anche qui il metodo è quello del policy maker: meno ideologia, più ingegneria istituzionale.
A fare da sfondo, il richiamo costante ai valori: la disciplina come rigore dell’analisi, il servizio come bussola delle scelte pubbliche, la lealtà come premessa delle intese internazionali, il senso dello Stato come argine alle oscillazioni tattiche. Non orpelli, ma criteri operativi. È il filo che consente a Razza di tenere insieme visione e attuazione, evitando tanto il lirismo quanto il tecnicismo.
“Il Piano Mattei” è, in definitiva, un invito a guardare al Mediterraneo senza complessi e senza amnesie: un laboratorio dove l’Italia può giocare da protagonista se accetta di lavorare con metodo, costruendo partenariati veri e non vetrine. Da qui la scelta editoriale di Bonfirraro, che consegna al pubblico un saggio capace di parlare al mondo politico, a chi fa impresa, a chi studia i fenomeni globali e a chi vuole capire come e perché l’Italia stia provando a riposizionare l’Europa nel suo mare.
Il lancio del 12 settembre arriva, non a caso, in un momento in cui la cronaca chiede risposte e la geografia offre opportunità. Razza non promette scorciatoie, ma un metodo. E ricorda, con la sobrietà di chi ha imparato presto la differenza tra comando e responsabilità, che la politica estera non è una cerimonia: è l’arte di costruire fiducia. Anche per questo, dietro l’avvocato noto nelle aule di Catania, c’è il cadetto della Nunziatella: la stessa persona, gli stessi principi, un diverso teatro d’azione.