Rottamazioni flop: incassati solo 33 miliardi su 111 previsti, cresce l’allarme della Corte dei Conti

Come ottenere il rimborso della TARI

Come ottenere il rimborso della TARI (Fonte: Canva) - www.cataniaoggi.it

Quattro edizioni di rottamazione, 33 miliardi effettivamente entrati nelle casse dello Stato e ben 47 miliardi di imposte rimaste inevase. È questa la fotografia che emerge dall’analisi della Corte dei Conti sui risultati delle procedure di definizione agevolata, strumenti pensati per alleggerire la riscossione coattiva e consentire ai contribuenti morosi di mettersi in regola con il fisco.

Avviate dal 2016, le rottamazioni hanno generato aspettative altissime: le previsioni parlavano di entrate fino a 111 miliardi. La realtà, però, è ben diversa. Tra versamenti non onorati e adesioni mancate, il gettito reale è rimasto lontanissimo dagli obiettivi iniziali.

La relazione sul rendiconto generale dello Stato evidenzia come le adesioni massicce abbiano avuto spesso un effetto dilatorio. Molti contribuenti, definiti dai magistrati contabili “furbetti”, si sono limitati a pagare la prima rata per evitare pignoramenti, ipoteche e fermi amministrativi, salvo poi far perdere le proprie tracce. In questo modo, le rottamazioni sono diventate una sorta di scudo temporaneo più che un reale strumento di recupero fiscale.

I numeri del fallimento
Guardando all’ultima edizione, la cosiddetta Rottamazione Quater, ancora in corso, al 31 dicembre 2024 risultavano incassati 12,2 miliardi, di cui 6,8 miliardi nel 2023 e 5,4 nel 2024. La Corte dei Conti ha segnalato come gran parte delle somme ancora in scadenza rischino di non arrivare mai all’erario.

Il quadro complessivo è chiaro: le varie definizioni agevolate hanno prodotto meno della metà delle entrate preventivate. La prima rottamazione, ad esempio, mirava a 19,6 miliardi, ma si fermò a 9,2. La seconda, nel 2017, aveva un obiettivo di 9,3 miliardi e ne incassò solo 3. La terza, nel 2018, prometteva 29,3 miliardi, ma si fermò a 8,5. Anche la più recente, con una stima di 52 miliardi, difficilmente supererà i 20 miliardi effettivi.

Il giudizio della Corte dei Conti
Per i magistrati contabili il problema è strutturale: lo strumento, se da un lato ha favorito la compliance di alcuni contribuenti, dall’altro ha incentivato comportamenti opportunistici, rallentando la riscossione. La logica della definizione agevolata – si legge nella relazione – ha spesso rimandato l’inevitabile, offrendo un’illusione di regolarizzazione che non si è mai trasformata in incasso stabile.

La Corte osserva che, nel solo biennio 2023-2024, su 12,2 miliardi previsti, 11,2 erano relativi a rate scadute, di cui molti non ancora versati e probabilmente destinati a restare inesigibili. In altre parole, la maggioranza delle adesioni rischia di trasformarsi in carta straccia.

Un meccanismo da ripensare
Il bilancio, a distanza di otto anni dall’introduzione, è quindi deludente. Le rottamazioni, nate per semplificare i rapporti tra contribuenti e fisco, hanno aperto una strada alternativa alla riscossione coattiva, ma hanno prodotto risultati ben inferiori alle aspettative. Ogni edizione è stata accolta con entusiasmo e con la speranza di svuotare i cassetti di Equitalia, ma l’effetto reale si è limitato a un sollievo temporaneo.

Ora la domanda è se lo Stato continuerà a riproporre formule simili, pur sapendo che una larga quota dei contribuenti aderisce solo per guadagnare tempo, o se si deciderà di affrontare il nodo della riscossione con strumenti più efficaci. Il rischio, come evidenziato dalla Corte dei Conti, è che l’Italia resti intrappolata in un circolo vizioso: annunciare grandi sanatorie fiscali, incassare poco e ritrovarsi con la maggior parte del gettito atteso ancora da riscuotere.

In sintesi, su 111 miliardi promessi dalle quattro rottamazioni, appena 33 sono stati effettivamente raccolti. Un saldo negativo che rilancia il dibattito politico e tecnico sull’utilità di strumenti che, invece di rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, finiscono spesso per premiare i più scaltri e penalizzare chi le tasse le paga regolarmente.