Schifani porta a casa la mini-finanziaria, ma la maggioranza resta spaccata

Alla fine, conta il risultato. La terza mini-finanziaria dell’anno è passata all’Ars e Renato Schifani può rivendicare la vittoria, ma il prezzo politico è alto: la sua maggioranza esce dal voto più divisa che mai. Il governatore ha dovuto ricorrere alla “tagliola” per frenare le opposizioni e portare a casa il testo, dopo una settimana di scontri in Commissione e in Aula. Ma proprio in Aula si è consumata la frattura: da un lato Lega, Dc e l’ala forzista a lui vicina, dall’altro Autonomisti, gran parte di Forza Italia e un Fratelli d’Italia distratto da problemi interni. Il risultato? Bocciati articoli chiave come la norma sull’editoria, i fondi per i laghetti agricoli, l’acquisto dell’immobile di via Cordova e il potenziamento del sistema di prenotazioni sanitarie Sovracup.

In certi momenti, metà della maggioranza ha votato contro il governo. Per molti non è stato un caso isolato, ma il sintomo di un problema più profondo: mancanza di coordinamento e leadership contesa. I nomi in controluce sono sempre gli stessi: Luca Sammartino e Totò Cuffaro, indicati dai malumori interni come gli interlocutori privilegiati di Schifani.

La tregua attuale è fragile. Dopo l’estate, il rimpasto tornerà sul tavolo: Autonomisti e Forza Italia vogliono più peso in giunta, la Lega spinge per il ritorno di Sammartino, Fratelli d’Italia attende sviluppi giudiziari. La posizione dell’assessora alla Salute Daniela Faraoni sembra sicura, meno quella dell’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, per il quale circola già il nome di Michele Mancuso.

Intanto la giunta ha varato il piano di razionalizzazione delle partecipate (salve solo Irfis, Sas e Società Ponte dello Stretto), la cessione delle quote del Parco scientifico e tecnologico e dei Mercati agroalimentari Sicilia, e ha sbloccato 1,9 miliardi di euro fino al 2027. Prevista anche l’assunzione di 255 agenti del Corpo forestale il prossimo anno. Sul fronte politico nazionale, la segretaria Pd Elly Schlein ha attaccato Giorgia Meloni per lo stop alla legge regionale sull’aborto, accusandola di “agire contro le donne” mentre resta in silenzio su altri scenari internazionali.