Agenzia delle Entrate, addio cartelle esattoriali nel 2025: con il trucco del contratto non paghi più una mazza

Cartelle esattoriali - (cataniaoggi.it-pexels)

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Riforma della riscossione: cosa cambia dal 2025 per le cartelle esattoriali e cosa fare per non pagarle

A partire dal 1° gennaio 2025 è entrata in vigore una delle novità più rilevanti introdotte dalla riforma fiscale: la riforma della riscossione. Tra i punti centrali del nuovo impianto normativo spicca il cosiddetto “discarico automatico” delle cartelle esattoriali, un meccanismo che ha acceso un forte dibattito pubblico e politico per le sue implicazioni, soprattutto in tema di equità fiscale. La novità ha una portata rilevante, ma non riguarda indistintamente tutti i contribuenti.

Tra le modifiche più significative previste dalla riforma figura l’allungamento dei termini per la dilazione dei debiti fiscali. Fino al 2024, il contribuente poteva ottenere fino a 72 rate mensili, arrivando a 120 solo in situazioni eccezionali. Dal 2025, invece, sarà possibile richiedere dilazioni fino a 84 rate con una possibile estensione a 120 rate, qualora si dimostri una condizione di difficoltà economica. Questo rende la gestione dei debiti fiscali più sostenibile per chi ha reali problemi di liquidità.

L’aspetto più controverso della riforma è senza dubbio il discarico automatico. La norma, contenuta nell’articolo 3 del decreto legislativo n. 110 del 2024, prevede che tutte le cartelle esattoriali affidate all’Agenzia delle Entrate Riscossione e non riscosse entro cinque anni vengano restituite all’ente creditore. Questo potrà poi decidere se affidarle nuovamente o cancellarle in via definitiva se ritenute inesigibili.

È fondamentale chiarire che non si tratta di una cancellazione generalizzata di tutti i debiti pendenti. Il discarico riguarda solo i crediti che risultano di fatto non recuperabili. Il ritorno delle cartelle all’ente creditore serve principalmente a togliere dal bilancio pubblico crediti di fatto irrecuperabili, evitando che gravino sulle risorse e sul lavoro dell’amministrazione finanziaria.

Quando il debito diventa inesigibile

Un debito è considerato inesigibile quando il debitore è nullatenente, irreperibile, deceduto o ha dichiarato fallimento. Basta quindi intestare tutto a qualcun’altro e farsi trovare nullatenente dal Fisco, per aggirare il problema e non pagare nulla. In questi casi, l’Agenzia delle Entrate Riscossione non ha strumenti efficaci per procedere al recupero e il mantenimento del credito nei bilanci pubblici risulta solo un onere contabile privo di prospettive. La riforma mira quindi a migliorare l’efficienza della macchina fiscale.

Oltre al discarico automatico dopo cinque anni, il decreto prevede anche la possibilità di discarico anticipato. L’Agenzia delle Entrate Riscossione potrà restituire le cartelle anche prima dei cinque anni se, ad esempio, viene accertata l’impossibilità di recupero dovuta a fallimento o assenza di beni aggredibili. Anche gli enti creditori potranno chiedere il ritorno dei carichi dopo 24 mesi in alcuni casi.

Cartelle esattoriali - (cataniaoggi.it-lastampa)
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Una misura per alleggerire l’amministrazione

Questa novità risponde all’esigenza concreta di concentrare le risorse della riscossione sui crediti effettivamente esigibili. L’Agenzia delle Entrate Riscossione opera da anni con una dotazione organica inferiore al necessario. Liberare l’ente dal peso di cartelle che non porteranno mai a un incasso consente di migliorare l’efficacia complessiva del sistema fiscale.

Nonostante le polemiche, il discarico automatico non rappresenta un condono diffuso. Riguarda solo contribuenti già di fatto non perseguibili, per i quali la cancellazione delle cartelle non modifica la realtà. La vera novità per la maggioranza dei cittadini è l’estensione delle rateizzazioni, uno strumento concreto che consente di affrontare il pagamento dei debiti fiscali in maniera più sostenibile.