Dipendenze, Mattarella e il Papa: serve un fronte comune. In Italia record di morti da cocaina

foto archvio

Alla settima Conferenza nazionale sulle dipendenze, a Roma, il presidente Mattarella invita a un’azione comune per arginare l’emergenza sociale. Videomessaggio del Papa e impegno del governo: raddoppiati i fondi, massimo storico nei decessi da cocaina.

ROMA – “Un fronte di libertà” da combattere insieme. Con queste parole il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha aperto la settima Conferenza nazionale sulle dipendenze, ospitata all’Auditorium della Tecnica. Un richiamo forte alla responsabilità collettiva – istituzioni, professionisti e società civile – per contrastare «la tragedia delle dipendenze, delle vite distrutte e della perversa presenza della criminalità organizzata».

In platea la premier Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e numerosi rappresentanti del mondo sanitario: neuropsichiatri, psicologi, dirigenti Asl e operatori delle comunità terapeutiche. A loro si sono affiancati, come testimonial, Vittorio Brumotti di “Striscia la Notizia” e l’influencer della fisica Vincenzo Schettini.

L’ultima conferenza risaliva al 2021, convocata a Genova dalla ministra Fabiana Dadone dopo tredici anni di silenzio. Allora si tentò un cambio di paradigma, oggi si torna invece alla linea della “tolleranza zero”. «Dobbiamo conquistare spazi sempre più ampi di libertà dalle droghe», ha dichiarato Mantovano, citando la relazione annuale al Parlamento: la cannabis resta la sostanza più diffusa, ma la cocaina registra il massimo storico di decessi per intossicazione acuta e rappresenta un terzo dei ricoveri legati alle droghe.

«Vecchie e nuove dipendenze si intrecciano» ha osservato la premier Meloni, evidenziando il boom di fenomeni legati all’abuso di alcol, psicofarmaci e comportamenti compulsivi tra i più giovani: ludopatia, dipendenza da videogiochi, uso eccessivo dei social, cyberbullismo.

Un’analisi condivisa anche da papa Leone XIV nel suo videomessaggio, che ha definito le nuove forme di dipendenza «un segnale di disagio mentale e morale, di perdita di riferimenti e valori positivi», legandole alla «paura del futuro e alla fragilità dei giovani di fronte alla vita adulta».

Meloni ha ammesso che «nessuno possiede tutte le risposte», ma ha annunciato un raddoppio dei fondi pubblici: da 80 a quasi 165 milioni di euro tra 2024 e 2025. Ha inoltre ricordato la creazione della coalizione europea contro le droghe e il piano nazionale sul fentanyl, per ora senza emergenze specifiche in Italia.

Il capo del governo ha citato anche il metodo “follow the money” di Falcone e Borsellino come approccio investigativo per contrastare i traffici di stupefacenti, mentre Mantovano ha parlato della necessità di un “impegno corale e costante” per tutelare la libertà e la dignità delle persone coinvolte.

Fuori dall’Auditorium, le proteste dei movimenti Meglio Legale e Più Europa hanno attirato l’attenzione: cinque manifestanti travestiti da animali – pollo, mucca, toro, unicorno e aquila – hanno tentato di avvicinarsi all’ingresso. Una donna, vestita da pollo, è caduta durante il fermo della polizia. Sui cartelli la provocazione: «La vostra guerra alla droga non è una cosa seria».

Un contrasto netto tra le posizioni: da un lato lo Stato che rafforza la strategia repressiva e terapeutica, dall’altro chi chiede una revisione delle politiche sulle droghe. Nel mezzo, i numeri sempre più drammatici di un fenomeno che, tra morti per cocaina e nuove forme di dipendenza digitale, continua a segnare la fragilità del Paese.

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