Catania, Mons. Renna: garantire i diritti dei migranti e combattere il caporalato

Arcivescovo Luigi Renna

«La democrazia cresce quando ci sono corpi intermedi che svolgono bene il loro compito», ha dichiarato monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace, intervenendo al Piccolo Teatro di Paternò durante l’incontro “Lavoro, stranieri e democrazia”, primo appuntamento della due giorni intitolata “Le piazze della democrazia”.

L’iniziativa, promossa dal Consorzio Umana Solidarietà con il Comune di Catania, il Comune di Paternò, l’Assessorato regionale della Famiglia e del Lavoro, e in collaborazione con l’Arcidiocesi di Catania e l’Associazione Lavoratori Stranieri del Movimento Cristiano Lavoratori (Als Mcl), ha riunito istituzioni, operatori del terzo settore ed esperti per discutere di diritti e inclusione nel mondo del lavoro.

Renna ha espresso apprezzamento per le “buone pratiche” nate sul territorio, come l’Osservatorio sul caporalato: «Un’iniziativa importante – ha spiegato – perché parte dalla raccolta di dati e propone un modello di intervento concreto e replicabile». Il vescovo ha sottolineato l’urgenza di una lettura “non retorica” del fenomeno migratorio, centrata sulle persone: «Dietro ogni lavoratore c’è una famiglia. Vanno garantiti diritti essenziali come l’assistenza sanitaria e l’alfabetizzazione».

Durante l’incontro è intervenuto anche Paolo Ragusa, presidente di Als Mcl e Ancos-Unci, che ha presentato due proposte rivolte al Governo nazionale. La prima riguarda il riconoscimento di un permesso di soggiorno regolare per i lavoratori stranieri che possono documentare una proposta di lavoro stabile, anche in caso di irregolarità dovute a ostacoli burocratici. «Non è una proposta ideologica – ha precisato Ragusa – ma di buon senso, per liberare i lavoratori dalla schiavitù del bisogno e consentire alle imprese di regolarizzare i rapporti di lavoro».

La seconda proposta, ha aggiunto Ragusa, riguarda i corridoi lavorativi, strumento che permette di formare i lavoratori nei paesi di origine, garantendo competenze e titoli utili per un inserimento regolare e qualificato nel mercato italiano. «Da Paternò – ha concluso – vogliamo lanciare un messaggio positivo, perché questa è una terra laboriosa che ha conosciuto anche le ferite dello sfruttamento. È il luogo giusto per testimoniare l’impegno concreto a difesa dei diritti di tutti».