Musotto: «Province senza anima. Cuffaro e Lombardo sleali, Schifani frenato dal carattere»

«Mi manca la gente. Mi manca amministrare». Dalla sua casa di Mondello, Francesco Musotto – già presidente della Provincia di Palermo, parlamentare europeo e deputato regionale – guarda alla rinascita delle Province siciliane con più amarezza che nostalgia. Intervistato da *la Repubblica Palermo* (firma di Accursio Sabella), l’ex esponente democristiano non risparmia stoccate né pronostici, rivendicando però un passato «popolare» che, a suo dire, oggi manca.

Le nuove Province, osserva, non potranno somigliare a quelle del passato perché «manca il popolo che mi elesse e che mi avrebbe rieletto». Ai presidenti appena insediati consiglia di «tornare alle vecchie competenze: strade, scuole, pianificazione territoriale». Poi riflette sui mutamenti della politica regionale: «All’Ars non ci sono più i deputati di una volta; non dico che siano meno preparati, ma certo meno appassionati. Oggi tutto è movimento, trasformismo: alle prossime Regionali ci saranno tre o quattro candidati e il centrodestra arriverà diviso».

Musotto si dice vicino alle posizioni di Fratelli d’Italia, «un vero partito, il più serio», ma non nasconde la critica verso due protagonisti storici della coalizione. Di Totò Cuffaro riconosce la capacità di mobilitare consensi, salvo definirlo «un manniniano» – etichetta che, nel suo vocabolario, coincide con scarsa lealtà. Stesso giudizio per Raffaele Lombardo: «Pregi non ne ha, a parte saper fare politica, ma non è leale». Sul governatore Renato Schifani il parere è più sfumato: «Conosce la macchina amministrativa e gli piace farla funzionare, ma il suo carattere complicato lo limita».

Tra le file progressiste l’unico a ricevere un plauso è Antonello Cracolici, ritenuto «l’unico con vere capacità politiche». Al sindaco di Palermo Roberto Lagalla, Musotto riconosce «prudenza da politico all’antica» e intravede un futuro alla guida della Regione: «Sarebbe un ottimo governatore, porterebbe l’esperienza maturata all’Università».

Parlando delle stagioni recenti, l’ex presidente della Provincia liquida tanto il quinquennio di Rosario Crocetta quanto l’ondata grillina: «Hanno prodotto soltanto confusione; oggi non ne resta quasi nulla». E la Sicilia, si domanda, è migliorata? «È sempre la stessa», risponde, convinto che l’unico vero cambio di passo debba avvenire «nella testa dei siciliani».

Alla fine rimane la nostalgia per la politica vissuta sul campo, quella «tra la gente», e per il governo concreto di un ente locale: «Amministrare era la mia passione più grande», confessa Musotto, «e quella passione non si spegne mai».