Inchiesta Hydra, le rivelazioni del pentito Cerbo aprono nuovi fronti
Un nuovo scenario investigativo si apre in Italia dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia William Alfonso Cerbo, detto “Scarface”. I suoi verbali, raccolti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, potrebbero estendere l’inchiesta “Hydra” a diverse Procure, da Brescia a Roma fino a Caltanissetta.
Cerbo, ex referente economico del clan Mazzei di Catania, ha parlato ai magistrati milanesi Cerreti e Ferracane di un’ipotetica “alleanza tra Cosa Nostra, ’ndrangheta e camorra” nel Nord Italia, con basi operative in Lombardia. Nei suoi sei interrogatori, resi tra settembre e ottobre, il pentito avrebbe descritto un sistema criminale radicato e interconnesso, capace di muovere decine di milioni di euro tra traffici di droga, usura, estorsioni, recupero crediti e investimenti illeciti in aziende, cliniche e società del settore edilizio.
Le nuove indagini e i fronti aperti
Alcuni capitoli delle dichiarazioni di Cerbo, in parte ancora coperti da omissis, saranno trasmessi a cinque Procure italiane per ulteriori accertamenti. Tra queste, oltre a Milano, figurano Brescia, Roma e Caltanissetta. Gli inquirenti ipotizzano nuovi filoni d’indagine legati a omicidi irrisolti, contrasti tra clan e presunti infiltrati nelle forze dell’ordine.
Secondo quanto emerso, uno dei casi al centro dei racconti di Cerbo riguarda la lupara bianca del boss catanese Gaetano Cantarella, episodio su cui i magistrati intendono compiere nuovi approfondimenti. La Dda di Milano, guidata dal procuratore Marcello Viola, resta in contatto con le altre sedi giudiziarie per il coordinamento investigativo e la gestione dei futuri sviluppi.
L’inchiesta “Hydra” – avviata dai carabinieri del Nucleo Investigativo – ha già portato all’arresto di diversi esponenti dei clan siciliani e calabresi attivi in Lombardia. Le rivelazioni del nuovo collaboratore aprono ora uno scenario più ampio sulle presunte interconnessioni tra organizzazioni mafiose tradizionali e attività economiche nel Nord del Paese.
Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.
