Sicilia, Schifani isolato: Lombardo rompe il silenzio dopo la crisi all’Ars
Dopo il crollo della manovra regionale e la frattura nel centrodestra, il leader autonomista Raffaele Lombardo racconta le ultime ore della crisi a Repubblica: «Io la coscienza ce l’ho a posto».
La crisi politica che ha travolto il governo Schifani segna la fine della maggioranza di centrodestra in Sicilia. Dopo la Waterloo parlamentare della manovra, parla Raffaele Lombardo: «Avevo suggerito di ritirare il testo, ma non mi ha ascoltato».
Per tutto il pomeriggio, il telefono di Raffaele Lombardo squilla a vuoto. Solo in tarda serata, mentre a Sala d’Ercole si consumano gli ultimi round del naufragio sulla manovra “quater”, il leader del Movimento per l’Autonomia risponde. E lo fa con una frase che suona come una difesa e un avvertimento insieme: «Io ho la coscienza a posto».
Le parole arrivano mentre a Palermo il governo regionale vive una crisi senza precedenti. Dopo una giornata logorante di scontri e voti segreti, Forza Italia, Lega e Democrazia Cristiana hanno abbandonato l’Aula, lasciando soli Fratelli d’Italia e gli autonomisti, che invece sono rimasti garantendo il numero legale insieme alle opposizioni. «Non c’è stato nessun incontro preventivo tra capigruppo o partiti – spiega Lombardo –. Ci è stato chiesto di uscire a decisione già presa. I nostri deputati hanno scelto di restare per senso di responsabilità».
È lo stesso presidente della Regione Renato Schifani a chiamarlo la mattina, chiedendo un parere sull’ostruzionismo annunciato dal Pd e dai Cinque Stelle. «Mi ha chiesto se fosse opportuno applicare la tagliola per accelerare i tempi del voto – racconta Lombardo. Gli avevo suggerito di ritirare la manovra e aspettare un clima politico migliore. Non mi ha ascoltato e ha voluto andare avanti».
La giornata si è trasformata in una Caporetto politica: decine di articoli bocciati, franchi tiratori in azione e tensioni crescenti nel centrodestra. Alle 19.31, l’orologio segna la caduta definitiva della manovra. «È una Waterloo – commenta il capogruppo di FdI, Giorgio Assenza . I nostri alleati hanno abbandonato il campo».
Lombardo, però, respinge l’accusa di aver contribuito al tracollo. «Non ho seguito passo passo i lavori d’Aula, stavo firmando l’acquisto di un’auto usata», dice con tono distaccato. Quando gli viene fatto notare che alcune norme care all’Mpa – come i fondi per i Mercati agroalimentari siciliani e il milione di euro per l’Azienda Siciliana Trasporti – sono passate senza ostruzionismo, taglia corto: «Le ripeto, non ho seguito. Io la coscienza ce l’ho a posto».
L’ex presidente della Regione evita di alimentare lo scontro frontale, ma il messaggio politico è chiaro: le scelte devono essere condivise. «Non si può decidere di abbandonare l’Aula senza un confronto tra i partiti – sottolinea –. Si dovevano riunire i capigruppo e concordare una linea comune. Agire unilateralmente è un errore e crea alleanze privilegiate che lasciano gli altri col cerino in mano».
La domanda su cosa farebbe al posto di Schifani lo coglie di sorpresa. «Non riesco a immedesimarmi – risponde -. Lui ha mille elementi in più per decidere. Io il mio consiglio glielo avevo dato prima dell’inizio della seduta». E aggiunge, con un tono che sa di rassegnazione: «Qualsiasi decisione, anche quella di ritirare la manovra, doveva essere discussa e condivisa».
Sullo sfondo resta la questione delle nomine nella Sanità, che ha alimentato la frattura tra il governatore e Fratelli d’Italia dopo la riconferma di Salvatore Iacolino alla Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute. Anche l’assessore dell’Mpa, in segno di protesta, non si è presentato in giunta. Lombardo, però, preferisce glissare: «Non è questo il momento di parlarne. Sto firmando l’atto di acquisto dell’auto, magari un’altra volta».
Intanto a Palazzo d’Orleans il clima resta tesissimo. Il centrodestra siciliano, travolto da personalismi e contrasti, si prepara a un vertice di maggioranza che dovrà chiarire se l’esperienza Schifani può proseguire o se la crisi segnerà l’inizio di una nuova fase politica. «Ognuno si assuma le proprie responsabilità», ha detto il governatore. Ma la frattura appare profonda e il futuro del governo regionale più incerto che mai.