Questa mattina, come riportato da Repubblica, il presidente della Regione Renato Schifani avrebbe lanciato un aut aut ai meloniani: il presidente secondo il quotidiano avrebbe paventato l’ipotesi “Via Amata dalla giunta o interverrò io”. Nel partito si avverte un clima di smarrimento e sospetto, acuito dai continui omissis nelle carte delle inchieste che coinvolgono due esponenti di punta, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessora al Turismo Elvira Amata, entrambi indagati. Le indagini, coordinate dai magistrati palermitani, lasciano intendere che dietro quei nomi possano celarsi altri politici ancora da identificare: un dettaglio che alimenta la diffidenza interna e costringe la dirigenza nazionale di FdI a un’analisi paziente delle carte ricevute nei giorni scorsi. “Stiamo studiando ogni passaggio per stabilire la portata dei fatti, agiràmo di conseguenza. Al momento nessuna decisione è stata formalizzata in via definitiva”, confida una fonte di vertice.

Tra le opzioni sul tavolo, oltre alle ipotesi di dimissioni di Amata, si discute della possibile rinuncia di tutto il partito all’assessorato al Turismo, incarico che FdI occupa ininterrottamente da due legislature. La spinta a questo cambiamento sarebbe arrivata direttamente da Schifani, stizzito per non essere stato informato in anticipo dell’apertura dell’inchiesta, a fronte di un ritardo comunicativo che ha fatto esplodere il caso sui media prima di ogni confronto interno. Il governatore, dopo giorni di riflessione, avrebbe intimato a FdI di individuare un nome alternativo alla Amata entro breve, minacciando altrimenti di scegliere un esponente di un altro partito della maggioranza. Una soluzione alternativa, meno traumatica, potrebbe prevedere la nomina di un assessore sempre espressione di FdI ma vicino all’area guidata da Carolina Varchi.

La ricognizione delle carte d’inchiesta, condotta con “approccio rigoroso” su indicazione di Roma, dovrebbe concludersi a breve, aprendo la discussione in giunta “senza pregiudizi o paletti”, spiegano fonti interne. Se per alcuni nell’alleanza questa forzatura appare “umiliante”, per altri è lo stesso partito a sentirsi ferito: “Le pagine di quell’inchiesta ci indignano ancor più di una rinuncia politica”, osserva un dirigente siciliano, rammaricato di vedere accostato il simbolo del partito che celebra Paolo Borsellino a ipotesi di “sospetta disonestà”. Nel frattempo, la leadership regionale di FdI è affidata al commissario inviato da Roma, Luca Sbardella, una figura che alcuni salutano come occasione per un’inchiesta interna profonda, mentre altri rimpiangono una gestione politica più autonoma: “Forse, con una guida locale, avremmo risolto tutto senza esporci pubblicamente”, ammette un esponente meloniano isolano. Ma proprio questa “terza voce” garantisce – secondo altri – che, qualunque sia l’esito, si arriverà fino in fondo.

In mattinata, secondo un agenzia: “Contrariamente a quanto pubblicato da un quotidiano, non ho mai chiesto le dimissioni di Elvira Amata, né queste sono all’ordine del giorno. Sull’intera vicenda continuo a mantenere il doveroso riserbo istituzionale perché rispettoso nei confronti della magistratura ma anche dei colleghi che ricoprono autorevoli ruoli istituzionali”. Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Renato Schifani.