Biagio Conte, il film che non nascerà in Sicilia. La delusione della produttrice Gloria Giorgianni
Un progetto cinematografico pensato per raccontare la vita e l’opera di Fratel Biagio Conte, figura amatissima a Palermo e simbolo di solidarietà, rischia di essere realizzato lontano dalla sua terra. A denunciare con amarezza questa possibilità è Gloria Giorgianni, produttrice della società Anele, che aveva immaginato di girare il film interamente in Sicilia, portando benefici economici e occupazionali al territorio. La vicenda ha origine dal mancato sostegno della Film Commission regionale. In un primo momento, il progetto in collaborazione con Rai Fiction non era stato ammesso a finanziamento. Successivamente, su iniziativa del presidente della Regione Renato Schifani, era stato reinserito nella manovra finanziaria, ma in Commissione Bilancio, insieme ad altri trenta articoli, anche questo è stato stralciato. Il risultato è che oggi il film su Biagio Conte si trova senza alcun contributo economico da parte della Regione.
Giorgianni non nasconde la sua delusione: da produttrice, ma soprattutto da siciliana, avrebbe voluto riportare in Sicilia non soltanto la narrazione di una storia fortemente identitaria, ma anche tutto il movimento produttivo che accompagna la realizzazione di un film di questa portata. La sua idea era chiara: lavorare fin dalla preparazione a Palermo, coinvolgere maestranze locali, generare un indotto considerevole, ospitare la troupe in città per settimane. Ora, invece, l’intera macchina produttiva rischia di trasferirsi altrove, con perdita di occasioni di lavoro e di promozione culturale.
Secondo la produttrice, la mancata disponibilità della Film Commission non è soltanto una questione economica, ma un segnale politico e culturale che pesa enormemente. Un film come questo non appartiene ai consueti filoni narrativi sulla mafia e sull’antimafia, ma rappresenta un racconto di fede, fratellanza e comunità, un omaggio a un uomo che ha speso la vita per gli ultimi. Rinunciare a sostenerlo significa, secondo Giorgianni, rinunciare a un’opportunità di sviluppo per l’industria culturale siciliana. Non è solo questione di cinema: è un’occasione di identità e di imprenditoria culturale che sfuma.
La Sicilia Film Commission può finanziare progetti fino a 750 mila euro, cifre paragonabili a quelle di altre regioni italiane: in Calabria il tetto massimo è di 500 mila euro, in Puglia 450 mila, in Piemonte 400 mila. Eppure, mentre altrove le risorse vengono distribuite per sostenere opere di forte impatto, in Sicilia il progetto su Biagio Conte non trova spazio. La produttrice ricorda che il film gode già del supporto di Rai Fiction e di altri partner come la Fondazione Sicilia e la Banca Popolare di Ragusa, ma senza un contributo pubblico regionale la produzione non riesce a reggere il peso complessivo.
La scelta di non investire in questo racconto appare, agli occhi della Giorgianni, un’occasione persa per l’Isola, che ancora una volta sembra incapace di valorizzare le proprie storie migliori. Palermo rischia di vedere sfuggire un progetto che avrebbe potuto promuovere una narrazione diversa, lontana dai soliti stereotipi, e offrire al tempo stesso lavoro e visibilità alle professionalità locali. Per l’imprenditoria culturale siciliana è un duro colpo: se il film sarà girato altrove, si tratterà dell’ennesimo esempio di come la Sicilia perda la possibilità di trasformare le sue risorse identitarie in patrimonio condiviso e in opportunità di crescita.
Con amarezza, la produttrice sottolinea come sia stata costretta a valutare location fuori dall’Isola, rinunciando a malincuore all’idea originaria di ambientare tutto a Palermo. Una decisione che stride con l’essenza stessa del progetto: raccontare un uomo profondamente legato alla sua terra, conosciuto e amato dai siciliani. “Portare fuori dalla Sicilia la storia di Biagio Conte è quasi un controsenso – spiega – perché Biagio è Palermo, è Sicilia, è la sua gente. Ma senza il sostegno necessario non abbiamo altra scelta”.
Il rischio è che, ancora una volta, l’Isola si chiuda su se stessa, incapace di riconoscere il valore di un racconto che va oltre le cronache criminali e si radica nell’identità più autentica. Il film avrebbe potuto essere un atto d’amore verso la Sicilia, un’occasione per raccontarla con una prospettiva nuova. Ora, invece, rischia di diventare l’ennesima testimonianza di un’occasione mancata, un simbolo di frustrazione per chi prova a investire nella cultura e nella narrazione del territorio.