Leoni da tastiera e amministratori nel mirino: la politica ai tempi dell’odio social

Internet (Pixabay) CataniaOggi

Dalle minacce di morte su Facebook alle aggressioni fisiche in ufficio: il report della Polizia Criminale fotografa un’Italia dove gli amministratori locali diventato il bersaglio preferito di un odio digitale che non conosce confini.

C’è un numero che dovrebbe scuotere le coscienze di chiunque creda ancora nella democrazia: L’analisi dei dati nell’arco dell’ultimo decennio rivela una piaga strutturale che non accenna a rimarginarsi, con il picco storico nazionale raggiunto nel 2014 (805 casi) che sembra riflettersi nell’attuale recrudescenza del fenomeno. Sebbene alcune regioni mostrino segnali di miglioramento nell’ultimo anno, come la Campania, l’Abruzzo e la Sardegna, la geografia dell’odio si sta spostando con forza preoccupante verso la Puglia (+31 episodi), il Lazio (+27) e la Lombardia (+15).

Resta costante, in dodici anni di rilevazioni, la pressione critica su territori come la Calabria e la Sicilia, che non sono mai scese sotto la soglia dei 40-50 episodi annuali, confermando che per molti amministratori locali la minaccia è una condizione di lavoro cronica dalla quale solo la Valle d’Aosta sembra restare immune.  L’analisi delle cause scatenanti rivela uno scenario inquietante sulla natura delle minacce subite dagli amministratori nel 2024. La natura privata rappresenta il 24% dei casi (151 episodi), seguita dalle tensioni politiche (12,4%, 78 casi) e da quelle sociali (11,1%, 70 casi).

Cresce anche l’incidenza della criminalità comune, che firma il 9,5% delle intimidazioni (60 casi). Tuttavia, il dato più allarmante riguarda l’ombra fitta in cui si muovono gli aggressori: per ben 270 eventi (il 42,9% del totale) la matrice non è stata ancora individuata. Questo vuoto investigativo non è solo un dato statistico, ma il sintomo di una violenza “liquida” e spesso anonima che, alimentata dalla percezione di impunità del web, rende ancora più difficile la protezione di chi sta in prima linea sul territorio.

Un latro dato che spaventa, è la velocità con cui il fenomeno sta accelerando: nel solo 2024, gli episodi sono cresciuti del 13,9%, con 630 casi registrati. In pratica, ogni giorno, due persone che hanno scelto di mettersi al servizio della propria comunità finiscono nel mirino.

Oggi la minaccia non viaggia più solo nelle lettere anonime o nei proiettili spediti per posta. La nuova frontiera della violenza è lo smartphone. Lo conferma il report della Direzione centrale della Polizia Criminale: le minacce via social network sono aumentate del 19,1% in un anno. Facebook, in particolare, è diventato il megafono preferito per il linciaggio pubblico. Non è più critica politica, è una vera e propria strategia di logoramento.

Adnkronos ha raccolto diverse testimonianze che, messe insieme, compongono un vero catalogo dell’orrore quotidiano. C’è chi, come Simona Scarcella a Gioia Tauro, viene travolta da insulti sessisti e inviti a “bere acido muriatico”. C’è chi, come Maria Terranova a Termini Imerese, riceve “auguri di morte” via chat per aver fatto l’unica cosa che un sindaco dovrebbe fare: ripristinare la legalità sgomberando alloggi occupati abusivamente e contrastando il commercio illegale. Queste amministratrici non combattono solo contro la criminalità o il degrado, ma contro una solitudine istituzionale disarmante.

Il rischio non è solo umano, è politico. Come sottolineato da Antonio Decaro, il pericolo reale è che si crei un deserto istituzionale. Se fare il sindaco significa vivere sotto scorta, subire diffamazioni a sfondo sessuale o temere per la propria incolumità fisica ogni volta che si firma un’ordinanza, quale cittadino onesto avrà ancora voglia di candidarsi? Soprattutto nei piccoli Comuni, dove il sindaco è l’unico volto dello Stato, l’isolamento diventa una condanna.

E’ sbagliato considerare i “leoni da tastiera” come un fastidio minore. L’odio online è il combustibile che alimenta la violenza fisica. Quando il clima sul web diventa tossico, qualcuno si sentirà sempre legittimato a passare dalle parole ai fatti, presentandosi negli uffici comunali per “pareggiare i conti”. Proteggere i sindaci non significa dare loro un privilegio, ma difendere l’ultimo avamposto della Repubblica. Se cade il sindaco, se vince la paura, a perdere non è un partito, ma l’intera collettività. L’odio online non è un’opinione, è un’aggressione, e finché non ci sarà un cambiamento culturale profondo, i nostri amministratori resteranno soli davanti a un monitor che sputa fango e minacce.

I dati analizzati si riferiscono al Report 2024 sugli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, curato dal Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno, con un monitoraggio statistico completo che copre l’arco temporale dal 2013 al 2024.