Catania, cala la cassa integrazione: -37,7% nel 2025. Segnale di ripresa o effetto temporaneo?

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Cercare lavoro (Fonte: Canva) - www.cataniaoggi.it

Catania registra uno dei cali più marcati in Sicilia per ore di Cassa integrazione: -37,7% nei primi sei mesi del 2025. Ma dietro la flessione si intrecciano ripresa occupazionale, stabilizzazioni e rallentamenti nei settori industriali.

Catania. Mentre la media nazionale segna un incremento del +21,8% di ore di Cassa integrazione, la Sicilia si distingue con un calo del 25,3% e Catania fa ancora meglio, con un dato in controtendenza del -37,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Lo rileva l’ultimo report della Cgia di Mestre, che evidenzia come l’isola, insieme alla Calabria, guidi la classifica delle regioni italiane con la riduzione più significativa.

Secondo l’analisi, nei primi sei mesi del 2025 in Sicilia sono state autorizzate 3.627.976 ore di Cassa integrazione, in calo di oltre un milione rispetto all’anno precedente. A Catania, il trend positivo potrebbe essere il risultato di una combinazione di fattori economici e strutturali che negli ultimi mesi hanno ridisegnato il mercato del lavoro locale.

Un segnale di ripresa ma con ombre

Gli esperti del lavoro sottolineano che il calo della Cassa integrazione può indicare una ripresa occupazionale reale, ma non sempre coincide con un miglioramento della qualità dell’occupazione. A Catania, infatti, il rallentamento nell’uso della Cig potrebbe dipendere anche dalla riduzione dei comparti industriali storicamente più fragili e da una crescente prevalenza di contratti a termine o stagionali, meno tutelati dagli ammortizzatori sociali.

Il dato può quindi riflettere, almeno in parte, una ricollocazione del lavoro in forme più flessibili o precarie, piuttosto che una piena stabilità produttiva. Tuttavia, alcuni indicatori locali – in particolare nel settore tecnologico, agricolo e logistico – mostrano segnali di rafforzamento, spinti da nuovi investimenti pubblici e privati.

Settori in movimento: tecnologia e logistica trainano

Negli ultimi mesi, il territorio catanese ha beneficiato dell’effetto traino di STMicroelectronics e dell’ecosistema industriale legato all’elettronica e ai semiconduttori, che ha favorito l’indotto di piccole e medie imprese. Anche il settore logistico e portuale ha registrato una crescita, sostenuto dalle attività del porto e dalla Zona economica speciale del Sud-Est.

Un contributo arriva anche dall’agroalimentare e dal turismo, che hanno garantito una ripresa di assunzioni stagionali, specie nei mesi estivi. Tuttavia, la flessione della Cassa integrazione potrebbe risentire anche della riduzione temporanea di domande legate ai ritardi burocratici o a variazioni normative che hanno rallentato l’approvazione delle richieste da parte delle imprese.

Il contesto siciliano e la sfida strutturale

Nel resto della Sicilia, solo Siracusa (+88,6%), Agrigento (+34,7%) e Ragusa (+15,2%) registrano un aumento delle ore di Cig, segno di difficoltà localizzate nei comparti energetici, petrolchimici e manifatturieri. Nelle altre province, il segno meno sembra invece coincidere con una stabilizzazione produttiva e una diminuzione delle sospensioni lavorative.

Secondo la Cgia di Mestre, il dato siciliano va interpretato come “un segnale incoraggiante, ma non risolutivo”: la ripresa, infatti, resta fragile e fortemente condizionata da fattori congiunturali come la stagionalità del turismo, l’andamento del commercio e i costi energetici ancora elevati.

Catania tra ripresa e precarietà

Nel caso di Catania, la diminuzione del 37,7% delle ore di Cig può dunque rappresentare un segnale di ripresa parziale, ma anche l’effetto di un mercato del lavoro che tende a precarizzarsi. Crescono i contratti brevi, le forme di part-time involontario e il ricorso a personale esterno.

Un elemento, questo, che spinge gli analisti a leggere il dato con cautela: la riduzione della cassa integrazione non sempre equivale a un aumento della stabilità occupazionale, ma può indicare una ridefinizione delle modalità di impiego in un contesto economico ancora incerto.

Per la provincia etnea, il 2025 sarà dunque un anno chiave: la sfida sarà trasformare il calo della Cig in un’opportunità di crescita strutturale, puntando su innovazione, infrastrutture e formazione per rendere la ripresa del lavoro non solo più ampia, ma anche più solida.

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