Ars, centrodestra in frantumi: Schifani valuta il ritiro della manovra
Caos in aula all’Ars: tre articoli chiave della legge finanziaria sono stati bocciati con voto segreto, rivelando spaccature profonde nella maggioranza. Il presidente Schifani pronto a una mossa clamorosa.
La tenuta del centrodestra alla Regione Siciliana è finita sotto stress nei primi veri passaggi parlamentari della manovra. Durante la seduta di ieri, la cosiddetta “manovra quater” — 54 articoli per un totale di 240 milioni di euro — si è arenata fra ostruzionismo dell’opposizione e franchi tiratori interni alla coalizione. Tre votazioni consecutive hanno messo in minoranza il governo, aprendo la strada a una possibile crisi politica.
Il presidente della Regione Renato Schifani, irritato per il comportamento dei dissidenti, starebbe valutando il ritiro dell’intero provvedimento. I franchi tiratori sarebbero stati individuati soprattutto tra le file di Fratelli d’Italia, partito che negli ultimi mesi ha manifestato malumori per le scelte del governatore sugli incarichi nella sanità pubblica.
La tensione è esplosa dopo una lunga sospensione dei lavori: il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, anche lui meloniano, ha riunito d’urgenza i leader dei partiti della coalizione, suggerendo di interrompere le votazioni e ritirare la legge. Un consiglio che Schifani non ha gradito, decidendo di anticipare le proprie mosse.
Fra le norme bocciate figura l’articolo che avrebbe finanziato la fiction televisiva dedicata a Biagio Conte. Un progetto caro a Schifani, deciso a sostenere la serie dopo che il bando regionale per i contributi cinematografici, gestito dall’assessora Elvira Amata, l’aveva esclusa. «Offendono la memoria di Biagio Conte» ha dichiarato il presidente, visibilmente contrariato.
Stop anche ad altri due articoli: uno prevedeva l’assunzione di tre consulenti per il nuovo sistema fiscale Accrual, l’altro stanziava fondi per piattaforme digitali. Tutte le votazioni sono avvenute a scrutinio segreto, come annunciato da Pd e M5S, intenzionati questa volta a non stringere intese con la maggioranza.
In questo scenario, la coalizione di governo si trova divisa e vulnerabile. Le tensioni interne, unite alle frizioni con il gruppo leghista guidato da Luca Sammartino, rischiano di trasformare la manovra economica in un detonatore politico.