Bellini sinfonico e altro: al Sangiorgi il dialogo tra passato e presente
Una voce siriana e una penna algerina hanno trasformato il Teatro Sangiorgi in un crocevia di culture e memorie. Mirna Kassis, soprano formatasi tra la tradizione musicale araba e il lirismo italiano, e Salim Dada, compositore algerino dalla scrittura raffinata e visionaria, hanno portato sul palco un Mediterraneo ferito, ma capace ancora di farsi canto, denuncia e poesia.
Il pianto silenzioso dei bambini di Gaza è diventato musica, non come lamento elegiaco, ma come grido ironico e amaro che smaschera l’assurdità di un mondo ridotto a spettatore. Da questa immagine nasce “Shut… We Are Killing!” (Zitti, stiamo uccidendo), nuova composizione di Dada presentata in prima assoluta nell’ambito del Bellini International Context. Un titolo che non concede vie di fuga e che ha rappresentato il cuore drammatico della serata, capace di intrecciarsi con le pagine di Bellini, Schubert e Bottesini in un disegno sonoro che ha unito memoria e presente, bellezza e urgenza.
«L’ho scritto in omaggio ai bambini di Gaza – racconta Dada – per spiegare quello che sta accadendo, con un mondo ridotto a spettatore davanti a una tragedia che dura da anni. Mi sono ispirato a un testo di Najwan Darwish, poeta palestinese tra i più importanti di oggi. Lo scrisse nel 2008, durante la prima invasione, e purtroppo, a distanza di oltre quindici anni, sembra che il tempo si sia fermato. Non è un testo di pianto né di rivendicazione, ma un testo sarcastico, ed è quello che ho voluto fare con l’orchestra: andare oltre la musica, oltre la bellezza. Ho preso un microtema della Norma, la preghiera per la pace, e l’ho messo in contrasto con i bombardamenti aerei. Per mostrare lo scarto tra la richiesta di pace e la realtà della guerra».
Sul podio Marco Odoni, in buca l’Orchestra amatoriale “Vincenzo Scontrino”. A dare voce e corpo a questo mosaico musicale tre solisti di forte personalità: Riccardo Pappalardo (oboe), Nicola Malagugini (contrabbasso) e Mirna Kassis (soprano).
La Kassis, siriana dalla carriera internazionale, ha portato in scena un canto che intreccia due lingue e due tradizioni: «È stata un’emozione fortissima – confida. Da sempre sognavo di unire il canto lirico che ho studiato in Italia con la musica araba della mia formazione. In questa composizione ho potuto farlo, ed è stato davvero speciale. Noi musicisti abbiamo il dovere di raccontare non solo la gioia, ma anche la sofferenza. Questa poesia, con la musica di Dada, ha permesso di dare un messaggio forte, in due lingue, al pubblico».
La sua presenza ha avuto un valore ancora più profondo perché, come lei stessa racconta, era la prima volta a Catania: «Sono stata a Genova, a Palermo, ma qui non ero mai venuta. La Sicilia mi ricorda un po’ la Siria, nei colori, nei profumi, nel calore delle persone. Ritrovarmi a cantare Bellini proprio nella sua città natale è stata una sensazione speciale: ho sentito come se la mia voce potesse intrecciarsi con una storia che mi appartiene, anche se vengo da lontano».
Il programma, prima di arrivare alla pagina di Dada, aveva già mostrato la vitalità del Bellini “sinfonico”: il Concerto per oboe e archi, pagina giovanile e poco eseguita, con le sue frasi distese e un legato che si fa respiro teatrale; la Sinfonia in re, energia da ouverture e canto puro; e la Fantasia sulla Sonnambula di Bottesini, con parafrasi e variazioni che trasformano il contrabbasso in uno strumento teatrale, capace di reinventare i temi belliniani con arditezza e malinconia.
Dietro al progetto c’è AreaSud, che ha scelto di commissionare a Dada questo lavoro. «Con l’Orchestra amatoriale Vincenzo Scontrino – spiega il presidente Maurizio Cuzzocrea – abbiamo voluto creare uno spazio per chi ha studiato musica ma nella vita fa altro. Musicisti dai 15 agli 80 anni che condividono la stessa passione, portando la sinfonica anche nelle periferie, dove spesso queste occasioni non arrivano. Siamo orgogliosi di avere dato vita a una realtà che non è solo artistica, ma anche sociale e culturale, e felici di avere commissionato una nuova composizione che parla di Mediterraneo, tema centrale nelle nostre attività».
Lo stesso Dada sottolinea il senso di questo incontro: «Non so se grazie a Bellini o a causa di Bellini, ma insieme alla poesia di Darwish mi sono trovato a scrivere un brano che è a metà tra musica e teatro, pieno di poesia e di teatralità. Ho scelto il dramma musicale come via necessaria: a volte serve per sostenere le cose più pesanti».
Il Teatro Sangiorgi, con la sua acustica raccolta e l’atmosfera intima, si è confermato cornice ideale: la vicinanza tra orchestra e pubblico ha creato una tensione narrativa che ha trasformato il concerto in un vero racconto sonoro. Dalla freschezza del Bellini giovanile all’intimità sospesa di Schubert, dalla vertigine ottocentesca di Bottesini fino all’urgenza contemporanea di Dada, la serata ha mostrato come un classico possa essere celebrato non imbalsamandolo, ma mettendolo in dialogo con il tempo che viviamo.
Un ritratto mobile e vitale, che restituisce Bellini non come icona immobile, ma come lingua viva, capace di rigenerarsi nell’incontro con altre tradizioni e con le voci del presente.