La Lega sulla spiaggia della Plaia: Salvini lancia la sfida siciliana
Una distesa di bandiere gialloblù, palloncini e selfie col «capitano» ha trasformato il Beach Luxury Club, sul lido Mediterranée della Plaia di Catania, in un’arena del centrodestra isolano. A metà pomeriggio, sotto un sole ancora rovente, l’organizzazione dichiara “oltre duemila” presenti; i più entusiasti parlano perfino di quattromila. In ogni caso è il battesimo di forza della Lega targata Nino Germanà, decisa a prendersi lo spazio politico lasciato da un autonomismo in affanno. Matteo Salvini arriva con un’ora e mezza di ritardo: proviene da Caltanissetta, dove ha inaugurato la “Strada degli Scrittori”, e si concede subito a strette di mano e foto-ricordo. Sul palco lo attendono il presidente della Regione Renato Schifani, l’ex governatore Totò Cuffaro, il sindaco Enrico Trantino, buona parte della giunta e vari dirigenti nazionali.
L’asse di governo regionale è tutto in prima fila. Sfilano gli assessori Mimmo Turano e Salvatore Barbagallo, i deputati all’Ars Pippo Laccoto e Salvo Geraci, i parlamentari nazionali Anastasio Carrà e Nino Germanà e l’eurodeputato Raffaele Stancanelli, mentre il dibattito è condotto dal giornalista Luca Ciliberti. Salvini, visibilmente soddisfatto, esordisce ricordando il taglio del nastro sul viadotto della statale 640: «È la Strada degli Scrittori, lo stesso asse dove fu ucciso Rosario Livatino: ventiquattro anni per completare trenta chilometri; bisogna correre, la Sicilia centrale va riportata al centro dell’agenda». E rivela uno studio sul possibile aeroporto di Agrigento: «Se i numeri premieranno quella comunità, sarò orgoglioso di portare avanti il progetto».
Germanà, neo-segretario regionale ed ex forzista, rivendica la “trasversalità” delle adesioni: dagli ex renziani Luca Sammartino e Valeria Sudano, al centrista Turano, passando per l’ex deluchiano Geraci fino all’eurodeputato Stancanelli. «Il primo sindaco leghista fu Anastasio Carrà, ma non abbiamo mai barattato i nostri ideali: è la storia a essere cambiata», afferma, lanciando una frecciata a Raffaele Lombardo. Tema ricorrente, la giustizia: «Luca tornerà presto al suo posto» ripetono in molti in riferimento a Sammartino, sospeso da assessore per un’inchiesta. Salvini rilancia la linea garantista: «Si è innocenti finché non c’è sentenza definitiva. Chi sbaglia paga, ma lo stabilisca un tribunale, non il talk-show». Dal palco Sammartino incassa la standing ovation: «In quest’anno ho lavorato da deputato e da militante al fianco di Schifani e della Lega; presto governeremo di nuovo insieme la Sicilia».
Schifani, prendendo la parola «da siciliano», ringrazia Salvini «per ciò che sta facendo per il territorio» e ribadisce l’idea di un centrodestra compatto: «Sono stato scelto per garantire l’unità della coalizione e continuerò a farlo». Quindi elenca priorità e infrastrutture in cantiere, annunciando «una manovra da 350 milioni di euro» per sostenere sviluppo e servizi. «Una coalizione del fare», osserva, con un’occhiata al «caro Matteo Salvini» che ascolta a pochi passi dal palco. Poco dopo fa il suo ingresso il segretario della Democrazia Cristiana, Totò Cuffaro: applausi, strette di mano e il ringraziamento di Sammartino «per la presenza e la condivisione di percorsi a favore dei siciliani».
Figuccia insiste sulla lealtà: «Essere critici non significa tradire, ma aiutare a correggere la rotta». Stancanelli, di ritorno da Bruxelles, ricorda la manifestazione contro i tagli alla PAC: «Erano venticinque anni che non guidavo un corteo di agricoltori». Gran finale di Salvini, che evoca Lucio Cecilio Metello — il console romano cui la leggenda attribuisce un ponte sullo Stretto nel 250 a.C. — per presentare l’opera come «la più grande operazione antimafia degli ultimi anni: centomila posti di lavoro fra Sicilia e Calabria». Poi l’obiettivo politico: «Vogliamo che la Lega diventi il primo partito dell’isola alle prossime regionali, un partito forte, giovane e moderno. Nei momenti difficili non ci si abbatte: si corre più veloci».
Quando il sole tramonta sulla Plaia, i retroscena si rincorrono: il ritorno di Sammartino in giunta appare soltanto questione di calendario. L’adunata catanese diventa la prova generale per le sfide del 2027. La Lega, nata al Nord, tenta ora di fare del Sud la sua frontiera più ambiziosa, «un Mezzogiorno che non chiede sussidi, ma infrastrutture e rispetto», conclude Salvini prima di concedersi l’ultimo selfie di giornata.