Concorsi pubblici, graduatorie al reverse: posto fisso all’ultimo arrivato | Dopo i raccomandati entrano le capre

Concorsi - (cataniaoggi.it-pexels)

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La discrezionalità nel reclutamento pubblico e i limiti dello scorrimento delle graduatorie, ecco quali sono le criticità

Il Consiglio di Stato, con la recente sentenza n. 3140 dell’11 aprile 2025, ha offerto un’interpretazione rilevante del quadro normativo e giurisprudenziale in materia di assunzioni nel pubblico impiego. La decisione si inserisce in un contesto in cui il reclutamento di personale da parte della Pubblica Amministrazione è soggetto a criteri di discrezionalità, bilanciati dal rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e buon andamento. Il procedimento di assunzione si articola in due momenti distinti: il primo riguarda la decisione se coprire o meno un posto vacante, il secondo la scelta delle modalità con cui procedere alla copertura, come la mobilità, lo scorrimento delle graduatorie o un nuovo concorso.

Una volta stabilita la necessità di coprire un posto vacante, l’Amministrazione è chiamata a motivare in modo puntuale la modalità prescelta per il reclutamento. Tale obbligo non ha solo una funzione formale, ma serve a garantire che le scelte non siano arbitrarie o orientate da interessi individuali. La preferenza per l’utilizzo di graduatorie esistenti è stata ribadita dalla giurisprudenza come soluzione economicamente efficiente, ma la sua applicazione trova dei limiti giuridici, specialmente quando si tratta di posti di nuova istituzione o trasformazione.

La sentenza affronta anche il tema della mobilità, distinguendo tra mobilità interna ed esterna. La prima comporta lo spostamento del dipendente all’interno dello stesso ente, la seconda implica un passaggio tra enti differenti. La mobilità è uno strumento utile per ottimizzare le risorse umane, ma deve anch’essa sottostare a criteri di trasparenza e adeguata pubblicità, in modo da garantire pari opportunità ai candidati.

Il caso deciso dal Consiglio di Stato nasce da un concorso interno bandito da un Comune della Sardegna, che aveva comportato il passaggio di una dipendente da categoria B3 a C1. Una volta liberata la posizione di partenza, l’Amministrazione aveva deciso di trasformare quel posto in un nuovo C1 e, inizialmente, di coprirlo mediante scorrimento di graduatorie esistenti. Successivamente, però, l’ente ha scelto di dare priorità alla mobilità volontaria, lasciando in secondo piano la graduatoria, con motivazioni giudicate insufficienti dalla candidata esclusa.

Il principio giuridico stabilito dal Consiglio di Stato

Ribaltando la sentenza del TAR Sardegna, il Consiglio di Stato ha affermato che lo scorrimento delle graduatorie non può essere utilizzato per posti istituiti o trasformati dopo l’indizione del concorso. Tale orientamento trova fondamento nell’articolo 91, comma 4, del Testo Unico degli Enti Locali, che limita l’utilizzo delle graduatorie a coperture di posti vacanti già previsti. La ratio di questa previsione è quella di evitare l’uso strumentale delle graduatorie per assumere soggetti già noti, aggirando così la concorrenza.

Secondo il Consiglio di Stato, la disposizione dell’articolo 91 ha valore di principio generale applicabile a tutte le amministrazioni pubbliche, non solo agli enti locali. Questo significa che nessuna amministrazione può aggirare il principio del concorso pubblico alterando la propria dotazione organica per adattarla a specifici candidati già in graduatoria. In tal modo si salvaguardano l’equità del sistema e la fiducia dei cittadini nei procedimenti di selezione pubblica.

Reclutamento pubblico - (cataniaoggi.it-pmi.it)
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L’equilibrio tra esigenze organizzative e principi costituzionali

La sentenza mette in evidenza come le scelte organizzative delle amministrazioni debbano contemperare esigenze operative e vincoli costituzionali. Se da un lato l’autonomia organizzativa degli enti è riconosciuta, dall’altro questa non può tradursi in pratiche elusive dei principi di imparzialità e trasparenza. Il bilanciamento tra flessibilità gestionale e legalità è dunque un punto nevralgico dell’azione amministrativa.

Con questa pronuncia, il Consiglio di Stato rafforza l’orientamento secondo cui l’utilizzo delle graduatorie deve essere rigorosamente subordinato al rispetto della normativa vigente. La decisione avrà certamente ripercussioni sulle pratiche di reclutamento degli enti pubblici, imponendo maggiore attenzione nella programmazione delle assunzioni e nella redazione dei piani del fabbisogno del personale. Un messaggio chiaro a tutela dei principi costituzionali che regolano l’accesso alla pubblica amministrazione.