È il più antico del mondo: questo albero d’ulivo ha visto nascere Gesù Cristo e fa ancora l’olio | Per cingerlo ci vogliono 5 uomini

L’Ulivo di Vouves - (cataniaoggi.it-wikipedia)

L’Ulivo di Vouves - (cataniaoggi.it-wikipedia)

L’Ulivo di Vouves racconta millenni di storia radicati a Creta, esiste anche un museo che racconta la sua storia

Nel cuore dell’isola di Creta, nella tranquilla frazione di Anō Vouves, sorge un testimone silenzioso della storia mediterranea: l’Ulivo di Vouves. Si tratta di un esemplare straordinario, considerato tra gli alberi più antichi del mondo ancora in vita. Con un’età stimata tra i 2.000 e i 4.000 anni, quest’ulivo rappresenta non solo un miracolo biologico, ma anche un simbolo di continuità culturale e naturale che attraversa i secoli senza perdere vigore.

L’aspetto dell’Ulivo di Vouves è maestoso e scultoreo. Il suo tronco contorto si innalza fino a nove metri d’altezza e alla base misura più di dodici metri di circonferenza. Le sue forme sembrano scolpite dal vento e dal tempo, tanto da evocare le linee di un’opera d’arte rinascimentale. Ogni piega, ogni sporgenza della sua corteccia racconta una storia millenaria fatta di sole, pioggia e silenzio, diventando un richiamo irresistibile per turisti e appassionati di botanica da tutto il mondo.

Nonostante l’età avanzata, l’Ulivo di Vouves continua a produrre olive, grazie all’innesto della varietà Mastoidis, conosciuta localmente anche come Tsounati. Questo dettaglio non è solo tecnico, ma riveste un significato profondo: la fertilità che persiste attraverso i millenni è simbolo di vitalità e speranza. Non a caso, dai suoi rami sono state realizzate le corone d’ulivo offerte ai vincitori delle Olimpiadi di Atene nel 2004 e di Pechino nel 2008, trasformando l’albero in emblema universale di pace e longevità.

Nel 1997 l’Ulivo di Vouves è stato ufficialmente dichiarato monumento naturale protetto. Questo riconoscimento ha segnato l’inizio di una nuova fase, in cui la conservazione ha preso il posto della semplice ammirazione. Le istituzioni greche, insieme a studiosi e botanici, si sono impegnate a garantire la sopravvivenza di questa pianta straordinaria, diventata una bandiera della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente.

Un museo che racconta il legame con la terra

A pochi passi dall’albero, nel 2009 è stato inaugurato il Museo dell’Olivo di Vouves, alla presenza del Patriarca Ecumenico Bartolomeo. Ospitato in una casa tradizionale del XIX secolo, il museo custodisce testimonianze preziose sulla storia dell’olivicoltura a Creta: attrezzi contadini, orci, foglie fossilizzate e aratri in legno. Ogni oggetto è una pagina di un racconto che affonda le sue radici nella relazione profonda tra l’uomo e la pianta dell’ulivo.

L’Ulivo di Vouves rappresenta molto più di un semplice albero. In un’epoca segnata dall’industrializzazione agricola e dalla perdita di biodiversità, la sua esistenza è un messaggio potente. La sua longevità dimostra che la natura, se rispettata, può resistere ben oltre i cicli delle civiltà umane. Il suo valore, dunque, è culturale oltre che biologico: è un modello di equilibrio tra tradizione e futuro.

L’Ulivo di Vouves - (cataniaoggi.it-wikipedia)
L’Ulivo di Vouves – (cataniaoggi.it-wikipedia)

La minaccia dell’incuria e del profitto

In molte aree del Mediterraneo, gli ulivi secolari vengono abbattuti per fare spazio a coltivazioni intensive o per ottenere legna pregiata. L’Ulivo di Vouves si oppone a questa logica predatoria con la forza della sua presenza millenaria. Ogni visita, ogni fotografia scattata ai suoi piedi è un atto di consapevolezza che invita a proteggere, non solo lui, ma l’intero ecosistema che rappresenta.

Visitare l’Ulivo di Vouves significa fare un viaggio nel tempo e nella cultura del Mediterraneo. È un’esperienza che unisce emozione e riflessione, un’occasione per comprendere il valore della natura come custode silenziosa della memoria collettiva. In un mondo che corre veloce, questo albero millenario ci insegna il significato della pazienza, della forza e della resilienza. E ci ricorda che le radici profonde non temono mai il vento.