Violenza domestica e stalking: 66enne catanese finisce in carcere su ordine della Procura
Il 30 luglio, su disposizione di questa Procura Distrettuale della Repubblica, la Polizia di Stato di Catania ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, emessa il 28 luglio 2025 dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania, a carico di un catanese classe 1959.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal GIP – ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – alla luce degli elementi attualmente disponibili e considerando la fase processuale preliminare che non ha ancora permesso l’instaurazione del contraddittorio, l’indagato è stato ritenuto gravemente indiziato dei reati di maltrattamenti aggravati per aver commesso i fatti in presenza e in danno di minori, nonché di atti persecutori aggravati per aver agito nei confronti di una persona con cui era legato da relazione affettiva, utilizzando mezzi telematici per inviare messaggi minatori via WhatsApp.
Il provvedimento restrittivo scaturisce da approfondimenti delegati da questo Ufficio alla III Sezione Investigativa “Reati contro la Persona, in pregiudizio di minori e reati sessuali”. L’indagine ha ricostruito un contesto contraddistinto da una serie continua di atti di umiliazione e maltrattamenti ai danni della vittima, sottoposta a sofferenze fisiche e morali attraverso reiterate aggressioni – schiaffi, manate, minacce di morte rivolte anche all’intero nucleo familiare dell’ex moglie – nonché condotte denigratorie legate alla sua nazionalità.
L’indagato, che era solito appellare l’ex moglie con epiteti offensivi per sminuirla, avrebbe adottato comportamenti possessivi, di controllo continuo e intimidatori tali da costringerla a condizioni di vita penose, in un clima di sistematica sopraffazione. Tali condotte si sarebbero consumate talvolta in presenza dei figli minori della coppia – di cui uno affetto da deficit cognitivo – e della figlia della vittima avuta da una precedente relazione.
Quanto agli atti persecutori, il dettagliato racconto della denunciante e dei suoi familiari ha evidenziato che, dopo la separazione legale, l’arrestato avrebbe monitorato i movimenti della donna, minacciando gravemente lei e le persone a lei vicine, anche con armi, e vantando l’appartenenza al clan mafioso catanese “Pillera-Puntina”, a cui aveva effettivamente aderito in passato. Le molestie e i comportamenti aggressivi avrebbero generato nella vittima un perdurante stato d’ansia, inducendola a lasciare momentaneamente Catania per rientrare nel Paese d’origine.
Le risultanze investigative, coordinate da questa Procura, sono state condivise dal GIP, che ha disposto la misura cautelare più rigorosa. Espletate le formalità di rito, l’uomo – dopo essere stato rintracciato – è stato condotto negli uffici della Squadra Mobile e, ultimati gli atti di rito, tradotto nel carcere di piazza Lanza, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente.