Catania, al Palazzo di Giustizia il convegno sui 50 anni della riforma penitenziaria
“Storia, legalità, futuro”: al Palazzo di Giustizia di Catania un incontro per ricordare la legge del 1975 che cambiò il volto del sistema penitenziario, trasformando la pena in un percorso di rieducazione e reinserimento sociale.
CATANIA – Una giornata di riflessione e confronto per celebrare i 50 anni della legge 354 del 1975, che ha rivoluzionato l’ordinamento penitenziario italiano. Il congresso “Il carcere che cambia” si è svolto ieri mattina al Palazzo di Giustizia, alla presenza di operatori del sistema penitenziario, avvocati, accademici e studenti. L’iniziativa, fortemente voluta dalla direttrice del carcere di Piazza Lanza, ha posto al centro il valore della pena come percorso educativo e di riscatto sociale.
«Oggi celebriamo un compleanno importante – ha dichiarato la direttrice del carcere al quotidiano locale La Sicilia- una riforma epocale che ha applicato i principi della Costituzione, in particolare l’articolo 27, in linea con l’articolo 3, sancendo il diritto di tutti a una seconda possibilità». La direttrice ha ricordato come la legge nacque in un momento di grandi trasformazioni politiche e sociali: «Abbiamo voluto condividere questa ricorrenza con gli studenti, perché sono loro il ponte tra il dentro e il fuori».
Il dibattito ha visto la partecipazione di giuristi e docenti universitari. Il professore Fabrizio Siracusano, ordinario di diritto processuale penale all’Università di Catania, ha sottolineato il ruolo dell’avvocatura come “sentinella” dell’applicazione della legge: «In questi cinquant’anni – ha spiegato – gli avvocati hanno svolto un ruolo di controllo sull’effettiva attuazione della riforma. Il modello penitenziario introdotto deve tendere alla rieducazione e al reinserimento sociale, non solo dell’individuo ma dell’intera collettività».
Fra gli interventi anche Agata Ciavola, docente di diritto processuale penale dell’Università Kore di Enna, Angelo Zappulla dell’Università di Catania e Domenico Palermo della Cooperativa “Prospettive”. Tutti hanno evidenziato l’importanza del lavoro come strumento di inclusione e reinserimento per gli ex detenuti, e la necessità di un approccio più umano e formativo all’esecuzione penale.
La giornata si è conclusa con una performance artistica degli studenti, dedicata alle difficoltà e ai pregiudizi che ancora oggi ostacolano il reinserimento dei detenuti nella società e nel mondo del lavoro. Un messaggio di speranza, nel segno della legalità e della dignità umana.