Frequency, il canto romantico: Bellini, Dvořák e la nuova voce di Antonino Blanco
Al Teatro Sangiorgi di Catania il pubblico ha respirato un’atmosfera sospesa tra passato e futuro. Frequency: la linea del canto romantico, inserito nel cartellone del Bellini International Context, ha intrecciato le radici del melodramma con la freschezza di una nuova creazione, segno che la musica può ancora essere un ponte vivo. «Il titolo del concerto Frequency richiama il canto romantico. L’idea – ha spiegato Michele De Luca, direttore della Massimo Youth Orchestra – è quella dell’ispirazione che anche gli autori romantici, come Dvořák, hanno tratto dal simbolo stesso del bel canto, cioè Bellini. L’influenza di Bellini si manifesta anche negli autori romantici, ed è questa la linea che ha segnato tutto il nostro programma».
De Luca ha voluto sottolineare il filo che lega i grandi del passato ai giovani di oggi: «La serata ha unito Bellini e Dvořák con una nuova commissione contemporanea. La commissione è di un giovane artista catanese, Antonino Blanco, che ha scritto un poema sinfonico ispirandosi pienamente alle caratteristiche non solo di Bellini, ma anche di Pacini: autori del primo Ottocento che si confrontano e si mescolano con la nuova linea armonica dei giovani compositori».
Il programma ha presentato un percorso musicale che andava da pagine celebri a una novità assoluta: «Questa sera abbiamo ascoltato la Sinfonia del Pirata, poi la Sinfonia della Norma, Catania 1801, nuova composizione che abbiamo eseguito in prima assoluta, commissionata dal Teatro Massimo di Palermo ad Antonino Blanco, e infine la Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvořák».
Protagonista della commissione, Antonino Blanco ha raccontato la genesi del suo lavoro: «Come obiettivo principale ho avuto quello di omaggiare Bellini, non citando direttamente la sua musica, quindi non ricomponendola, ma rievocando l’atmosfera della Catania dell’anno della sua nascita. Il poema sinfonico si divide in tre quadretti, tre poesie che ho scritto io stesso: il primo rievoca la rinascita della città dopo l’eruzione del 1693 e la ricostruzione barocca, il secondo è ambientato idealmente in un chiostro e descrive l’aspetto culturale della Catania dell’epoca, mentre l’ultimo quadro racconta gli attimi concitati prima della nascita di Vincenzo Bellini. Una volta nato Bellini la mia composizione si interrompe, perché non mi ritenevo all’altezza di omaggiare direttamente la sua musica. Ho preferito rendere omaggio alla sua figura e alla sua città in quel periodo». Blanco ha poi spiegato la funzione di ponte della sua partitura: «Il mio stile credo sia molto riconoscibile. In questo programma ho voluto collegare la Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvořák con le musiche di Bellini: la mia composizione funge così da ponte, per unire due periodi differenti della storia della musica. Bellini, che si affaccia al Romanticismo, incontra il respiro del Nuovo Mondo portato da Dvořák».
Il giovane compositore ha ammesso anche come Bellini abbia influito sul suo modo di scrivere: «Soprattutto nel secondo quadro della mia composizione ho sviluppato la cantabilità dei temi, cosa che non era tipica del mio stile, spesso più vicino al minimalismo e a una scrittura ritmica. Bellini mi ha influenzato proprio sotto questo aspetto: lui è probabilmente il padre del bel canto, e ciò che mi ha lasciato è stato proprio il bel canto». La sua storia personale colpisce per precocità e determinazione: «Ho vent’anni. Compongo per il Teatro Massimo di Palermo da quando ne avevo quattordici, forse anche prima. Questa è la prima volta che debuto nella mia città, e speravo che arrivasse prima questo momento. Oggi le opportunità per i giovani stanno crescendo: si sta lottando affinché diventino protagonisti in ambito musicale e culturale». E, come un testamento ai suoi coetanei, Blanco conclude: «Il messaggio che voglio lanciare ai giovani è di non mollare mai, di non lasciarsi abbattere da un no quando si propone un progetto, di non farsi dire che la propria idea è troppo ambiziosa, perché prima o poi ci sarà l’occasione per realizzarla».
La sua voce, intrecciata a quella di Bellini e Dvořák, ha reso Frequency qualcosa di più di un concerto: un dialogo sincero tra generazioni, che ha restituito al pubblico non solo musica, ma la sensazione di assistere alla nascita di un talento destinato a crescere.