STMicroelectronics, da Roma rassicurazioni: “Nessun taglio di personale a Catania”
Ottimismo e prospettive di crescita per l’“Etna Valley”. È questo il messaggio arrivato da Roma, dove si è svolto il tavolo permanente su STMicroelectronics al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, presieduto dal ministro Adolfo Urso. «Catania sarà polo europeo per il carburo di silicio» ha dichiarato il ministro, confermando che negli stabilimenti siciliani – così come in quelli di Agrate, in Brianza – non ci saranno esuberi. La nota diffusa dall’azienda ha chiarito che «l’azienda ha dichiarato di essere pronta a escludere esuberi nell’ambito di un piano condiviso di uscite volontarie. L’obiettivo, confermato, è gestire la fase di transizione esclusivamente con strumenti conservativi». Una scelta che riflette il metodo di collaborazione adottato fin dall’inizio del confronto tra istituzioni, sindacati e management aziendale.
Accanto a Urso, al tavolo erano presenti il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i rappresentanti sindacali e le istituzioni locali, compreso l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo. Il ministro ha chiesto all’azienda – di cui lo Stato italiano è azionista al 13% – un piano industriale solido, capace di colmare i ritardi accumulati nel settore strategico dei semiconduttori. «A Catania – ha aggiunto – rafforzerà la propria specializzazione nelle tecnologie di potenza». Il progetto siciliano, sostenuto dalla Regione, prevede un investimento complessivo da 5 miliardi di euro per il periodo 2023-2027, con 2 miliardi di contributi pubblici. Urso lo ha definito «la più grande iniziativa industriale della Commissione europea sulla microelettronica», sottolineando l’urgenza di accelerare sulla produzione di «chips at 2.0», considerata la «crisi dei settori in Europa».
Soddisfazione è stata espressa dall’assessore Tamajo: «È una risposta fondamentale per la politica industriale. La Sicilia è stata protagonista, con i suoi 300 milioni di fondi aggiuntivi». I sindacati hanno accolto con prudenza le rassicurazioni. Per Pietro Nicastro (Fim Cisl Sicilia) «è positivo, ma serve un piano industriale dettagliato pluriennale per garantire il perimetro occupazionale». Angelo Mazzeo (Ugl Metalmeccanici) ha avvertito: «Fino a quando non sarà presentato un piano industriale che allarghi le missioni più importanti, nuovi e rilevanti investimenti previsti su siti di Catania e Agrate, non potrà esserci serenità».
«Finalmente è cambiata impostazione – ha osservato Saro Pappalardo, coordinatore provinciale Fismic –. L’azienda ha ritirato gli esuberi, come detto il 28 luglio scorso, e aperto a un dialogo costruttivo con sindacati e istituzioni». Rosy Scollo, segretaria Fiom Catania, ha parlato di «un risultato importante», ma ha subito chiarito: «Adesso, però, serve definire un piano industriale chiaro, che consenta di ragionare in termini di espansione e non di ridimensionamento».
Anche Luca Colonna (Uilm) e Giuseppe Caramanna (Uilm Catania) hanno insistito sulla necessità di dare stabilità allo scenario futuro: «Confermata la chiusura del CTE e il trasferimento del personale nella Sic per produrre carburo di silicio. Ma senza rete elettrica ci sentiamo ancora lontani da condizioni di tranquillità».