Raffaele Maruca, 64 anni, operatore ecologico originario di Ramacca ma residente a Caltagirone da quattro decenni, non è rimasto vittima di un banale incidente domestico come inizialmente ipotizzato dai familiari, bensì è stato assassinato con tre colpi di pistola calibro 7,65 – due al petto e uno all’inguine – senza alcuna possibilità di scampo.

Secondo gli accertamenti dei Carabinieri della Compagnia di Caltagirone, coordinati dal Capitano Giuseppe Di Giorgio sotto la direzione della Procura di Caltagirone (Procuratrice Rosanna Casabona e Sostituto Alberto Santisi), si tratterebbe di un tragico caso di errore di persona. L’autore materiale dell’omicidio è Corrado Rametta, 54 anni, di Avola, già noto alle Forze dell’Ordine, che probabilmente intendeva vendicarsi nei confronti del cognato – non Maruca – il quale, attraverso un’asta giudiziaria, si era aggiudicato un immobile pignorato al presunto omicida, scatenando in lui un desiderio di rivalsa. La svolta nelle indagini è arrivata grazie all’intuizione del Comandante della Polizia Municipale, Colonnello Domenico Martino: accortosi delle incongruenze sulla scena del ritrovamento del cadavere (macchie di sangue sulle pareti e un bossolo a terra), ha subito escluso la tesi dell’incidente e allertato l’Autorità Giudiziaria. I rilievi della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo di Catania, unitamente all’esame autoptico, hanno confermato la natura dolosa della morte.

Dall’analisi dei filmati di videosorveglianza e dalle dichiarazioni dei testimoni, incrociate con i riscontri sul luogo del delitto – l’abitazione di Maruca in contrada San Nicolò Le Canne, a circa 7 km da Caltagirone – i Carabinieri hanno individuato prontamente Rametta. L’uomo, raggiunto grazie anche alla collaborazione della Compagnia di Noto, si è consegnato spontaneamente, consegnando una pistola illegalmente detenuta con cinque colpi in canna e indicando il nascondiglio dei vestiti insanguinati. Rametta è stato quindi fermato con l’accusa di omicidio volontario e ristretto in carcere. Restano in corso accertamenti per stabilire se si sia trattato esclusivamente di errore di persona o di una vendetta “trasversale”. La Procura di Caltagirone ha elogiato la rapidità e la competenza degli inquirenti nel ricostruire i fatti e nel smascherare il responsabile in tempi ristretti.