Inchiesta Palermo, faglia politica nel governo Schifani dopo le sospensioni
Palermo – La bufera giudiziaria scuote la Regione e le prime mosse arrivano da Palazzo d’Orléans. Renato Schifani, rientrato in anticipo dalla missione istituzionale a Bruxelles, ha convocato una giunta lampo per affrontare il terremoto politico che investe la maggioranza di governo. Pochi minuti di riunione, un tono misurato ma deciso: «Serve mettere in sicurezza l’amministrazione e preservarne l’immagine», avrebbe detto il presidente, rimandando ogni valutazione politica al vertice di maggioranza.
Nessuna dichiarazione pubblica, nessuna parola di troppo. Schifani appare calmo, ma il messaggio è chiaro: mantenere la compattezza e approvare rapidamente la legge di stabilità, evitando l’esercizio provvisorio. In privato, però, filtra diffidenza. «Non si fida più di nessuno», confida uno degli assessori presenti. Il giro di vite parte dai vertici amministrativi. Maria Letizia Di Liberti, dirigente del dipartimento Famiglia, è stata sospesa a tempo indeterminato dopo che la Procura di Palermo le ha contestato la rivelazione di atti riservati, trasmessi – secondo gli inquirenti – all’ex governatore Totò Cuffaro prima della pubblicazione dei bandi. Al suo posto subentra ad interim Ettore Foti, già a capo del dipartimento Lavoro.
Sullo stesso fronte, il presidente ha chiesto all’assessora Nuccia Albano di revocare l’incarico al suo segretario particolare Vito Raso, indagato per presunti favori in un concorso “pilotato” all’ospedale Villa Sofia-Cervello. Anche Giovanni Tomasino, direttore del Consorzio di Bonifica di Palermo, è finito nel mirino: avrebbe tentato di sottrarsi all’ondata mettendosi in ferie, ma Schifani ha ordinato la sospensione cautelare tramite l’assessorato guidato da Luca Sammartino.
Alla Sanità, l’assessora Daniela Faraoni ha recepito l’autosospensione del direttore generale dell’Asp di Siracusa, Alessandro Maria Caltagirone, coinvolto in un’inchiesta su appalti e forniture. Al suo posto arriva Chiara Serpieri, ex direttrice sanitaria in Piemonte e membro del direttivo Fiaso, chiamata come commissaria straordinaria per sei mesi a titolo gratuito. L’intervento di Schifani, seppur tempestivo, non ha dissipato le tensioni interne. Nei corridoi della maggioranza, molti si aspettavano misure più dure, anche sul piano politico. Alcuni si sarebbero attesi il passo indietro della stessa Albano, ma dal tavolo del governatore non sono arrivate dimissioni né segnali di discontinuità.
Da Fratelli d’Italia, intanto, trapela “profondo sconcerto” per il quadro di degrado morale che emerge dalle indagini. «Sospendere chi ha potere di firma era doveroso – commenta da Roma Luca Sbardella, uomo di fiducia di Giorgia Meloni – ma questo non basta. Ci aspettiamo ulteriori decisioni». Tutto ora ruota attorno all’interrogatorio di garanzia di Totò Cuffaro, fissato per il 14 novembre. Da quell’audizione dipenderà la tenuta politica della coalizione. A rompere il silenzio è Raffaele Lombardo, leader degli autonomisti e da tempo distante dagli alleati cuffariani. «La situazione è grave, serve freddezza ma anche chiarezza. Io ai vertici non parteciperò più. Se Schifani vorrà, ci sentiremo al telefono», dichiara l’ex governatore di Grammichele, prendendo le distanze da una maggioranza sempre più fragile.
Duro anche Cateno De Luca: «O si cambia passo o si torna al voto». Parole che riflettono l’aria di crisi che aleggia in tutta la coalizione, divisa tra chi spinge per un “azzeramento” totale e chi teme che un simile gesto suoni come un “liberi tutti” difficilmente governabile. In questo scenario, Schifani tenta di resistere. L’obiettivo è superare indenne la legge di bilancio e guadagnare tempo, ma la sensazione è che il primo round sia appena iniziato. La prossima settimana, tra interrogatori e decisioni dei magistrati, potrebbe riservare nuove scosse politiche. E da Piazza Indipendenza il rischio è che la linea di faglia arrivi fino al cuore della giunta regionale.
Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.
