È fondamentale affidarsi a guide certificate per vivere l’Etna in totale sicurezza. Ieri, foto e video che hanno invaso il web documentano l’eruzione dell’Etna e raccontano purtroppo la paura vissuta da numerosi turisti presenti nelle zone interdette al pubblico a seguito delle ordinanze comunali. Si tratta di un’immagine decisamente negativa, con conseguenze catastrofiche per la reputazione del territorio. “A Etna Sud abbiamo rispettato i divieti e cancellato le escursioni ad alta quota – afferma Francesco Russo Morosoli, patron di Funivia dell’Etna – Rispettosi e coscienziosi abbiamo fatto valere il nostro bagaglio di professionalità costruito in 72 anni di storia. A Etna Nord, invece, si è scatenato il panico con turisti in fuga, abbandonati da guide improvvisate. Non è accettabile che un’eruzione di pericolosità limitata, secondo gli esperti dell’INGV, possa trasformarsi in un boomerang, causando un danno così ingente all’immagine del settore turistico siciliano. Non nascondiamoci dietro un dito: foto e video che spopolano nel web danno un colpo durissimo alla nostra reputazione. Quella di tutti. Le istituzioni devono necessariamente intervenire per porre un freno all’anarchia crescente nel versante Nord del nostro vulcano. Le regole valgono per tutti e bisogna fare in modo che non vengano disattese”. L’Etna resta un vulcano assolutamente sicuro per chi sceglie percorsi guidati da professionisti certificati, in grado di garantire la corretta gestione di qualsiasi situazione.
Era dal febbraio 2021 che sull’Etna non si registrava un’attività vulcanica così intensa. Il direttore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV, Stefano Branca, non fatica a fare un paragone col passato: oltre al febbraio 2021, un episodio analogo è accaduto nel 2014. Anche se il tremore vulcanico è tornato nella norma già ieri, quello che è successo resta argomento di conversazione. Il momento che ha reso questa eruzione più spettacolare delle altre è stato registrato alle 11,24 del 2 giugno: “Le immagini delle telecamere mostrano un flusso piroclastico probabilmente prodotto da un collasso di materiale del fianco settentrionale del Cratere di Sud-Est. Il materiale caldo sembra non avere oltrepassato l’orlo della Valle del Leone. Contestualmente, l’attività esplosiva dal Cratere di Sud-Est è passata a fontana di lava”, si leggeva in una nota dell’INGV.
Dal collasso di una porzione di cratere è nata un’altissima nube di fumo e cenere, mischiata ai boati di un’eruzione energica. Poi i video dei turisti in fuga e le foto della colonna scura che si alzava dalla cima, visibile per chilometri e diventata virale sui social in tutto il mondo. Era cominciato tutto intorno alle 3,50 della notte tra domenica e lunedì: attività stromboliana dal solito Cratere di Sud-Est, da anni il più vivace. Tremore vulcanico e attività infrasonica in aumento, con valori destinati a un ulteriore incremento. Da cui il primo VONA (Volcano Observatory Notice for Aviation), l’avviso per l’aviazione, di livello rosso già all’alba. “Esplosioni stromboliane di intensità crescente e quasi continue”, lo definivano i vulcanologi, segnalando anche una lieve ricaduta di cenere su Piano Vetore e una piccola colata diretta alla Valle del Bove. Tutto nella norma della vita sotto un vulcano attivo, fino al cedimento del fianco del cratere. Accompagnato dall’eterno commento dei “local” a ogni eruzione più vistosa delle altre: “Spaccau” (“È esplosa”). L’eruzione ha rappresentato l’attività più intensa da febbraio 2021. L’area sommitale era già interdetta ai curiosi; a prescindere dalle spettacolari immagini, nessuna ripercussione ha avuto questa nuova fase, la quattordicesima negli ultimi mesi, del vulcano più alto d’Europa.
L’aeroporto di Catania, nonostante il VONA rosso, è rimasto operativo: il livello di energia dell’eruzione è andato calando costantemente. Intorno alle 15 il tremore è tornato nella norma, segno di un episodio parossistico in esaurimento. L’ultimo VONA emesso ha dichiarato l’eruzione terminata, nessuna nube di cenere prodotta, livello di allerta verde. L’attività esplosiva dal Cratere di Sud-Est “ha generato tre colate laviche principali: una si è diretta a sud, una seconda a est (ramificandosi in più bracci) e l’ultima, originatasi alla base del fianco settentrionale del Cratere di Sud-Est, si è diretta a nord”, comunica l’INGV. Qualche segnalazione di ricaduta di cenere è arrivata da Cesarò e Bronte. Nonostante le corse e le grida dei turisti, spiega Branca, il “livello di pericolosità era limitato nell’area sommitale dell’Etna, il cui accesso era stato chiuso preventivamente a turisti e curiosi”. L’Etna è sempre una grande attrice. “Desidero ringraziare gli operatori della Protezione civile, le autorità locali e gli esperti dell’INGV per l’immediata attivazione dei protocolli di monitoraggio e sicurezza. La Regione è pronta a intervenire, se necessario, con ogni mezzo a tutela della popolazione e del territorio”, ha detto ieri il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
Il crollo di una porzione del cratere di Sud-Est ha messo in allarme tutte le autorità locali. Schifani ha seguito tramite la Protezione civile regionale l’evoluzione della situazione sull’Etna, ricevendo assicurazioni sul fatto che “non ci sono pericoli per la popolazione”. Ha sottolineato come il capo della Protezione civile regionale, l’ingegnere Salvo Cocina, fosse in “costante collegamento, fin dalle prime ore della mattina, con il prefetto di Catania e con i vertici dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia etneo. Il collasso parziale del cratere di Sud-Est, che ha generato un’imponente nube eruttiva alta diversi chilometri e un flusso piroclastico, rappresenta un fenomeno che seguiamo con estrema cautela. Dai primi rilievi, il materiale non ha superato l’orlo della Valle del Leone”.
Cocina raccomanda “la massima precauzione agli escursionisti” e di “evitare l’area sommitale del vulcano fino a nuovo aggiornamento, in considerazione della potenziale evoluzione del fenomeno”. Il Soccorso Alpino e Speleologico della Sicilia ha comunicato l’assenza di escursionisti nell’area interessata dalla nube piroclastica (“È molto impervia e non particolarmente frequentata”). A definire l’accesso o l’interdizione (e i limiti) alle aree sommitali dell’Etna sono, come sempre, le ordinanze dei sindaci dei Comuni coinvolti. Nonostante il VONA, l’aeroporto di Catania non ha subito variazioni operative, poiché le condizioni di decollo e atterraggio sono rimaste all’interno dei parametri di sicurezza. L’eruzione del 2 giugno 2025 rimarrà nella memoria come una delle più importanti degli ultimi anni, ma anche come un monito a non sottovalutare mai la forza del vulcano e a mantenere sempre alta la guardia.