Catania, ripreso senza consenso al ristorante: moglie lo scopre online

Divorzio - (cataniaoggi.it-pexels)

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Ripreso senza consenso in uno spot pubblicitario mentre era a cena con un’altra donna: la moglie lo riconosce sui social e il matrimonio finisce. Il Codacons valuta azioni legali.

CATANIA – Aveva detto alla moglie di essere impegnato in una cena di lavoro. In realtà, quella sera era seduto al tavolo di un ristorante cittadino con un’altra donna. A far emergere la verità non è stato un sospetto o una confessione, ma un video promozionale del locale, pubblicato sui social network, nel quale l’uomo è stato chiaramente riconosciuto dalla consorte.

Il filmato, realizzato per finalità pubblicitarie e diffuso attraverso i canali social del ristorante, mostrava il cliente durante la cena. La moglie, imbattendosi nel video, lo avrebbe identificato immediatamente, facendo così crollare la versione fornita dal marito. Da quel momento, secondo quanto riferito, si è aperta una crisi coniugale culminata nella rottura del matrimonio e nell’allontanamento dell’uomo dall’abitazione familiare.

A rendere noto il caso, avvenuto a Catania, è il Codacons, associazione alla quale l’uomo si è rivolto sostenendo di essere stato ripreso e diffuso online senza essere informato né aver espresso alcun consenso. Una circostanza che, secondo l’associazione, potrebbe configurare una violazione della normativa in materia di protezione dei dati personali.

Il Codacons ha annunciato di stare valutando iniziative legali, sia in sede civile sia davanti al Garante per la protezione dei dati personali, per accertare eventuali responsabilità del ristoratore e ottenere un risarcimento per i danni derivanti dalla diffusione non autorizzata dell’immagine.

«È inammissibile che un ristorante riprenda i clienti senza un consenso chiaro e diffonda le immagini sui social, esponendo le persone a conseguenze imprevedibili», afferma Francesco Tanasi, giurista e segretario nazionale del Codacons. «La normativa sulla privacy impone obblighi precisi a chi tratta dati personali, soprattutto quando si pubblicano contenuti che consentono l’identificazione diretta degli interessati».

Secondo Tanasi, in questo caso la pubblicazione del video avrebbe provocato una frattura familiare e un grave pregiudizio alla vita privata del cittadino: «Per questo è necessario accertare le responsabilità del locale e ottenere un risarcimento proporzionato ai danni subiti».

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Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.