«Il gelato è sacro»: Peppe Flamingo e la sfida di difendere l’artigianato siciliano

L’incontro che ha accompagnato l’uscita di Il gelato è sacro non è stato soltanto l’ennesima passerella letteraria per celebrare il fondatore di Don Peppinu, ma un momento di sincera riflessione collettiva sul destino dell’artigianato siciliano. Davanti a una platea di consumatori, addetti ai lavori e curiosi, Peppe Flamingo ha raccontato come, a trentotto anni, abbia preferito la strada incerta delle botteghe al miraggio di carriere più comode, ereditando il carrettino di nonno Peppinu, che negli anni Cinquanta girava per le vie di Modica. Quel gesto di continuità familiare, esibito insieme a una coppetta di pistacchio tostato e frullato la mattina stessa, è diventato il simbolo di un impegno più ampio: difendere i frutti della nostra terra dalle scorciatoie dei grandi distributori, dai semilavorati anonimi e da un mercato che tende a spianare le differenze di gusto.

Flamingo ha ricordato che la Sicilia possiede un patrimonio agricolo ineguagliabile, agrumi, carrube, mandorle, pistacchi, miele d’altura ma rischia di vederlo svuotato di valore se i gelatieri rinunciano alle materie prime vive e si rifugiano in polveri aromatizzate prodotte altrove. Il libro, nato dopo anni di prove, errori e ripartenze, denuncia proprio questo pericolo: se il pubblico non impara a riconoscere un sorbetto di limoni veri da un composto aromatizzato, l’artigianato scomparirà insieme alle storie che lo rendono unico. A sostegno di questa tesi sono state proposte degustazioni alla cieca. Da qui l’appello dell’autore: allenare il palato e pretendere etichette chiare, perché senza una domanda consapevole la qualità non ha futuro.

L’incontro è servito anche a ricordare che puntare sull’autenticità non è solo un atto romantico. Don Peppinu oggi impiega decine di giovani nei laboratori di Modica, Palermo e Catania, dimostrando che si può fare impresa partendo da ingredienti locali e processi trasparenti. È un messaggio che dovrebbe parlare a quella generazione che sogna il guadagno facile, magari in un grande centro commerciale, dimenticando che portare le eccellenze siciliane fuori dai confini dell’isola richiede studio, tenacia e coraggio.

Nel corso dell’incontro è stata proposta una degustazione comparativa di due pistacchi: uno frullato finemente, cremoso e di colore tenue; l’altro meno lavorato, con granella visibile e tonalità più intensa. Entrambi eccellenti, eppure differenti per struttura, aroma e cromia: prova concreta che la qualità si esprime in più modi quando la materia prima è autentica. A margine dell’assaggio si è parlato anche di panna fresca e surrogati “vegetali”, per mostrare come la scelta della materia grassa cambi gusto e consistenza. Proprio qui Flamingo ha introdotto il concetto di Gelato Verace di Origine Siciliana, un disciplinare che impone lavorazione quotidiana, ingredienti freschi e totale trasparenza. «Un gelato verace non finge, non si trucca, non si nasconde dietro aromi o coloranti». Nel quarto capitolo del libro, Ma quanto è grande Bronte?, il pistacchio diventa il simbolo di questa filosofia: non basta stampare “Bronte” su una vaschetta per garantire qualità. È un invito a riflettere su territorio, origini e responsabilità di chi produce.

Flamingo, senza retorica e con una punta di provocazione, ha ribadito che la vera sfida non è inseguire la perfezione assoluta, ma restare onesti su ciò che si serve. L’esito della serata è stato duplice: da un lato, il lancio di un libro che intreccia autobiografia, tecnica e manifesto etico; dall’altro, la consapevolezza condivisa che la battaglia per il gelato artigianale è ancora aperta. Tutto dipenderà dalla capacità di consumatori, produttori e istituzioni di ricordare che l’eccellenza nasce in campagna, non in laboratorio, e che il futuro del gusto passa per i piccoli gesti custoditi dai nostri nonni. Il carrettino di Modica non percorre più le strade, ma lo spirito di chi lo spingeva vive ancora in una crema che profuma di latte vero: un monito per i giovani disposti a sudarsi il successo, anziché scegliere scorciatoie.