Adelson e Salvini, due secoli dopo: la prima luce di Bellini torna a risplendere a Catania
Duecento anni dopo la sua prima rappresentazione, Adelson e Salvini torna al centro della scena, non come un reperto polveroso, ma come un’opera viva, capace ancora di generare emozioni, riflessioni e nuove prospettive di studio. Il lavoro giovanile di Vincenzo Bellini, concepito nel 1825 come saggio di diploma al Conservatorio di San Sebastiano a Napoli, è stato rievocato a Catania nell’ambito della quinta edizione del Bellini International Context con due giornate di studi e un concerto ospitato al Conservatorio “Vincenzo Bellini”.
Un doppio appuntamento che ha unito la ricerca accademica alla pratica musicale, restituendo al pubblico non soltanto l’emozione di pagine raramente eseguite, ma anche la consapevolezza critica di quanto quell’opera di esordio contenga già i semi del linguaggio belliniano. Non si trattò, infatti, di un semplice esercizio scolastico: Adelson e Salvini è una partitura complessa, costruita nel genere semiserio, che mescola tensioni drammatiche e momenti comici, anticipando la sensibilità teatrale del compositore catanese.
Al centro di questa miscela c’è il personaggio di Bonifacio, basso buffo che canta in dialetto napoletano e che porta sulla scena la vivacità popolare, in netto contrasto con le passioni dei protagonisti. Un equilibrio delicato, che già rivela la mano sicura di un autore capace di trasformare la tradizione partenopea in un nuovo linguaggio. «È un’opera piena di contrasti, ma anche di grande luce – è stato ricordato nel corso dell’incontro – ed è la luce di un compositore che stava cominciando la sua meravigliosa carriera».
A sottolineare la modernità dell’opera è stato Giuseppe Montemagno, docente di Storia della Musica al Conservatorio di Catania: «È una storia di amicizia, di grande amore. Tutti sono innamorati della persona sbagliata, come spesso capita nella vita, però c’è la lucidità e l’intelligenza di Adelson che alla fine riesce a rimettere le cose a posto con le persone a cui tiene e a cui vuole bene. Quest’opera rivela al melodramma italiano del primo Ottocento, che viveva all’ombra dell’astro maggiore di Gioachino Rossini, le potenzialità di un giovanissimo grande compositore. Bellini scrive quest’opera a 24 anni. È nata una stella».
Le due giornate di studi hanno coinvolto musicologi di fama nazionale e internazionale, offrendo un ampio ventaglio di prospettive sul contesto creativo in cui nacque l’opera. Centrale il ruolo dell’Università di Catania, che da cinque anni porta avanti un percorso di approfondimento sugli studi belliniani. «La collaborazione ormai quinquennale dell’Università di Catania, attraverso il Dipartimento di Scienze Umanistiche – ha spiegato Maria Rosa De Luca, docente dell’Ateneo catanese – è rivolta soprattutto all’organizzazione di momenti di riflessione come questo su Adelson e Salvini, per i 200 anni della sua prima rappresentazione del 1825. La riscoperta di quest’opera si deve in parte anche al lavoro che portiamo avanti negli Studi belliniani dentro l’Università, nel Dipartimento di Scienze Umanistiche, insieme alla Fondazione Bellini e al Centro Studi Belliniani».
«La collaborazione con il Bellini International Context, in questo caso, è stata soprattutto legata all’organizzazione, quest’anno in sinergia con il Conservatorio, che ha curato la parte performativa, mentre noi abbiamo seguito la parte di riflessione scientifica con relatori provenienti da varie parti d’Italia e di fama internazionale, che hanno contestualizzato e discusso quest’opera in fase di riscoperta e soprattutto di redazione dell’edizione critica. Abbiamo voluto approfondire l’opera per i 200 anni, anche perché il BIC ha una proiezione triennale che prevede, nei prossimi anni, altri momenti di riflessione: l’anno prossimo su Bianca e Fernando del 1826, e l’anno successivo su Il Pirata. È quindi un progetto strutturato su base triennale – conclude Maria Rosa De Luca ».
Ma la vera protagonista di ieri serata in Conservatorio è stata Candida Billie Mantica, docente dell’Università di Pavia e curatrice dell’edizione critica di Adelson e Salvini che uscirà per Casa Ricordi. È grazie al suo lavoro filologico se l’orchestra e il coro hanno potuto eseguire estratti della partitura. «Il primo atto – ha spiegato – è stato presentato attraverso una selezione di numeri, coincidenza suggestiva perché Bellini compose quest’opera nel 1825 come saggio finale del suo percorso di studi al Conservatorio di Napoli. L’idea, dunque, è stata quella di riproporla proprio in un Conservatorio, con studenti, in un contesto esecutivo molto simile a quello che possiamo immaginare fosse la prima volta.
«L’obiettivo – spiega Candida Billie Mantica – è quello di portare sul palco un’opera che non è nuova, ma che merita di essere approfondita: Bellini ha scritto dieci opere in dieci anni, e l’idea è di dedicarci ogni anno a una di esse nei prossimi dieci anni, per studiarne il contesto creativo, la drammaturgia, i temi principali e la scrittura musicale. In questo caso si è lavorato anche all’edizione critica, che è stata eseguita questa sera. C’è quindi un duplice aspetto: da un lato lo studio teorico, dall’altro la pratica esecutiva. È bellissimo poter avere questo coinvolgimento diretto con il Conservatorio e con le giovani voci. È un segnale che fa ben sperare per il futuro, perché si raccoglie e si continua a raccogliere l’eredità belliniana. E perché, nonostante siano passati duecento anni dalla prima esecuzione, Bellini ha ancora molto da dire e da rivelare di attuale».
Il concerto conclusivo, con i giovani dell’orchestra e del coro del Conservatorio diretti da Giuseppe Romeo, ha dato corpo a questa visione: non solo celebrazione del passato, ma dimostrazione di come Bellini possa parlare al presente. L’aula del Conservatorio, gremita e partecipe, ha restituito l’eco di un legame profondo tra Catania e il suo compositore, confermando che Adelson e Salvini non è un semplice capitolo giovanile, ma la prima scintilla di un’eredità che continua a brillare.
Il Bellini International Context prosegue il suo percorso di musica e riflessione, portando sul palcoscenico appuntamenti che intrecciano la riscoperta del repertorio romantico con la valorizzazione delle giovani voci. Questa sera, venerdì 26 settembre, il sipario si alzerà in due città: al Teatro Sangiorgi di Catania, alle ore 21:00, è in programma Frequency: la linea del canto romantico, un viaggio sonoro attraverso le trasformazioni della vocalità ottocentesca; nello stesso orario, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, si terrà il recital Tra Bellini e Donizetti, un confronto diretto tra due giganti del melodramma che hanno segnato un’epoca.
Il programma continuerà sabato 27 settembre con nuove iniziative legate al repertorio belliniano e romantico, tra concerti e incontri di approfondimento che vedranno protagonisti artisti, studiosi e studenti dei conservatori. Un’occasione per vivere la musica non solo come spettacolo, ma anche come momento di riflessione condivisa. Gran finale domenica 28 settembre con il Concerto di Gala per Vincenzo Bellini in occasione del 2754° anniversario della fondazione della Città di Catania. Un evento simbolico che intreccia la celebrazione del “Cigno” con la storia millenaria della città, trasformando la musica in un ponte tra identità e memoria collettiva. Un fine settimana, dunque, che si annuncia denso di suggestioni: dal lirismo belliniano alla vitalità donizettiana, passando per la modernità di nuove interpretazioni, la musica romantica torna a vibrare tra Catania e Messina.