Manovra, vertice a casa della premier: il governo cerca 5 miliardi dalle banche

Riconciliazione bancaria (cataniaoggi.it-pexels)

Alla cena romana tra i leader di maggioranza, Giorgetti illustra i numeri della prossima legge di bilancio: sul tavolo una tassa alleggerita per spingere gli istituti di credito a sbloccare i profitti. Salvini rilancia su Isee, pensioni e rateizzazione dei debiti.

ROMA – È attorno a una tavola apparecchiata che si decide il destino della manovra. Alle 20.30, nell’abitazione romana della premier, si ritrovano Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi per discutere della “piccola” Finanziaria da 16 miliardi. Con loro, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il vice Maurizio Leo. È la riunione della verità: il governo deve trovare le coperture e chiudere i capitoli più delicati prima del Consiglio dei ministri.

Il nodo principale resta quello delle entrate. Il contributo chiesto alle banche torna al centro del confronto. La presidente del Consiglio invita Giorgetti a illustrare le ipotesi, definite “non punitive” ma necessarie per generare liquidità. L’idea è di ridurre l’aliquota del 40% prevista per gli istituti che vogliono distribuire le riserve speciali maturate dal 2023, così da stimolare lo sblocco dei dividendi. In questo modo lo Stato incasserebbe risorse fresche senza imporre nuovi oneri obbligatori. Una misura “volontaria” che potrebbe valere, secondo la Lega, fino a 5 miliardi entro il 2026.

Non bastano però i fondi per soddisfare le richieste di tutti. Salvini spinge sull’esclusione della prima casa dall’Isee, ma solo per gli immobili con valore catastale inferiore ai 100mila euro (circa 300-400mila sul mercato reale). Il leader del Carroccio tenta anche di ammorbidire la linea sulla nuova rottamazione delle cartelle, opponendosi all’acconto del 5% chiesto da Fratelli d’Italia come garanzia per le casse pubbliche. Per la Lega, quella quota rischia di essere “una mannaia” che scoraggia la partecipazione dei contribuenti.

Il ministro dei Trasporti non si ferma qui. Insieme al sottosegretario Claudio Durigon, ha elaborato una proposta per rendere più flessibile il blocco dell’aumento dei requisiti pensionistici previsto dal 2027. L’obiettivo è concedere margini più ampi per alcune categorie di lavoratori, in base all’età e agli anni di contributi maturati.

Tajani, dal canto suo, punta a portare la soglia dell’Irpef ridotta da 50 a 60mila euro, con uno sconto massimo di 440 euro. Ma le risorse, come ricorda la premier, sono “finite”. Alle 22.30, tra un caffè e un’ultima bozza, arriva il monito: «I soldi non sono infiniti. Bisogna chiudere il prima possibile». Nonostante l’appello, i vicepremier continuano a discutere di rottamazione e di margini fiscali.

La manovra, che dovrà ricevere il via libera del Consiglio dei ministri nei prossimi giorni, naviga tra le tensioni interne e le richieste di visibilità dei partiti di maggioranza. Dopo la lunga notte delle trattative, restano ancora aperti i capitoli centrali: banche, fisco, pensioni e prima casa. Saranno questi i veri banchi di prova dell’equilibrio politico nel governo.