CATANIA – Cinque persone arrestate tra Adrano e Catania nell’ambito dell’inchiesta “Primus 2”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. L’operazione, condotta dalla Polizia di Stato, colpisce presunti fiancheggiatori del clan Scalisi, attivo nel territorio adranita.
Nella notte, su disposizione della
Procura Distrettuale Antimafia di Catania, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari nei confronti di cinque persone – tre condotte in carcere e due poste ai domiciliari, una con braccialetto elettronico – ritenute, secondo l’accusa e fino a sentenza definitiva, responsabili di
detenzione e spaccio di stupefacenti in forma pluriaggravata.
L’operazione, coordinata dal
Servizio Centrale Operativo e condotta dagli agenti della
Squadra Mobile di Catania e del
Commissariato di Adrano, rappresenta la prosecuzione della più ampia inchiesta
“Primus 2”, che nei giorni scorsi aveva già portato a
10 fermi e
14 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti accusati, a vario titolo, di
associazione mafiosa,
traffico di stupefacenti,
estorsione e
detenzione abusiva di armi, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il sodalizio criminale denominato
clan Scalisi, articolazione territoriale del gruppo
Santapaola-Ercolano.
Secondo quanto emerso dalle indagini, i cinque giovani – di età compresa tra i 21 e i 28 anni – avrebbero gestito le piazze di spaccio nel territorio di Adrano, curando la distribuzione e la vendita al dettaglio della droga. Le misure cautelari sono state eseguite al termine di una complessa attività investigativa e dopo gli interrogatori di garanzia disposti dal GIP di Catania.
Le indagini – spiegano gli inquirenti – mirano a disarticolare la rete di distribuzione locale, collegata alle principali consorterie mafiose catanesi, e a contrastare le attività illecite che finanziano le casse dei clan. L’operazione “Primus 2” conferma l’impegno della
Polizia di Stato e della
Procura Distrettuale Antimafia nel presidiare il territorio etneo e nel colpire le organizzazioni criminali radicate nel contesto urbano e provinciale.
Le misure cautelari sono state disposte allo stato degli atti e ferma restando la presunzione di innocenza degli indagati fino a sentenza definitiva.