Mons. Antonino Raspanti
Un ricordo personale e collettivo, che intreccia fede, educazione e impegno sociale. Monsignor Antonino Raspanti, presidente della Cesi e vescovo di Acireale, teologo e filosofo, in una lunga intervista al Giornale di Sicilia oggi in edicola ha voluto ricordare la figura di don Pino Puglisi, ucciso da Cosa nostra 32 anni fa. Un sacerdote che con la sua mitezza, la sua autenticità e la sua capacità di testimoniare il Vangelo seppe scalfire i meccanismi della mafia. «Ho molti ricordi di don Pino – racconta Raspanti –. Vi è stato un periodo in cui gravitavamo attorno alla Cattedrale di Palermo. Lo incontravo sia quando ero un giovane studente e seminarista, sia quando, in seguito, divenni docente alla facoltà di Teologia. Lui era impegnato al liceo Vittorio Emanuele II, dove insegnava, sia al centro vocazionale. Oltre ai tanti momenti comuni di formazione spirituale, liturgica, ecclesiale, ci incontravamo più volte per strada durante il giorno nella zona della Cattedrale. E i ricordi piacevoli convivevano con la consapevolezza dei rischi che affrontava ogni giorno».
Un rischio altissimo, che padre Puglisi affrontava senza mai tirarsi indietro: «La sua è stata una figura rilevante, che ha interpretato con coraggio un cambiamento significativo. Don Pino Puglisi è stato ucciso in un contesto storico in cui la mafia assassinava giudici, politici, ecclesiastici come Salvatore Papalardo, che aveva preso posizione con parole forti contro la mafia. Pappalardo indicò Puglisi come uno dei sacerdoti che non avevano avuto paura di incarnare, in un luogo difficile, la speranza».
La sua mitezza non significava debolezza, anzi era sinonimo di coerenza e forza. «Era una persona molto intelligente, molto preparata, seria, calma, equilibrata, dotata di grande tenacia. Sul piano dei principi e dei valori era rigoroso, intransigente, non scendeva a compromessi, il suo coraggio legato alla fede nel Vangelo ha testimoniato con coerenza i valori del cristianesimo. La sua azione sul piano religioso e sociale è stata molto importante. La mafia lo ha percepito come un pericolo, la sua eliminazione non ha avuto soltanto il significato di un omicidio, ma ha rappresentato una minaccia più ampia, una sfida all’intera comunità cristiana».
Alla domanda su come Puglisi abbia vissuto il rischio per la propria vita, Raspanti sottolinea: «Don Pino era consapevole che gli stavano attorno a lui emergevano chiari segnali di morte, tuttavia con serenità e determinazione portava avanti la sua missione. Era un uomo profondamente radicato nel Vangelo, non si fermava mai, sapeva che la sua testimonianza era preziosa. Guidava le persone nel mondo dei valori, insegnava con genuinità, senza mai perdere autenticità».
Nell’intervista, Monsignor Raspanti riflette anche sull’impatto educativo e pedagogico della sua azione, ancora oggi di grande attualità. «La sua visione della pedagogia era ampia, puntava sulla fiducia nella persona, sulla qualità culturale e sull’autenticità del messaggio. Don Pino era un maestro che sapeva guidare le persone nel mondo dei valori, il suo ricordo rimane vivo come una persona che ha saputo incidere costruttivamente nella vita».
Il ricordo di Puglisi diventa anche occasione per riflettere sulla scuola e sui giovani: «La scuola come dimensione di vita. Lui non si fermava mai, insegnava a parlare al cuore dei giovani, li affascinava con discorsi di verità e genuinità». Infine, uno sguardo al presente: «Concordo con le teorie di Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva. Don Puglisi puntava a una dimensione rinnovativa, legata alla capacità di coniugare ragione ed emozione. Ancora oggi resta un esempio». Un ricordo che Papa Leone XVI ha voluto accostare alla figura di Lampedusa, luogo simbolo dell’accoglienza. «Benissimo, sono molto contento. Lampedusa è un modello di accoglienza, così come tutta la parte della Sicilia lo è. Nella nostra terra vi sono molte risorse e potenzialità: accogliere chi fugge, costruire legami di solidarietà è parte della nostra identità».
Conclude Raspanti: «La forza positiva non la fermano i potenti che escogitano nuove forme di violenza. La luce di un’intelligenza culturale ed emotiva come quella di don Puglisi trascurerà sempre l’ombra dell’indifferenza». Un messaggio, quello affidato da Monsignor Raspanti al Giornale di Sicilia, che rinnova la forza di un sacerdote che con la sua mitezza fece paura a Cosa nostra e che ancora oggi resta un modello di testimonianza e coerenza per l’intera comunità.