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ULTIM’ORA LAVORO – Accertamenti in corso Ispettorato: 6.000€ se fai il ‘finto autonomo’ | I furboni ci cascano come asini

Lavori nei cantieri? Attento a come firmi: se sbagli contratto, la multa arriva dritta come una scure.

Nel panorama del lavoro italiano, la parola “disoccupazione” fa ancora paura. Nonostante i dati ISTAT degli ultimi mesi parlino di una lieve flessione, la realtà quotidiana racconta una storia diversa: troppi giovani in cerca di una prima occupazione, troppi cinquantenni espulsi dal sistema, troppi contratti atipici che più che flessibilità sembrano precarietà camuffata.

In un sistema dove il lavoro stabile sembra un privilegio per pochi, cresce il ricorso a soluzioni alternative: collaborazioni, partite IVA, ditte individuali. Strade percorse non sempre per scelta, ma spesso per necessità. E quando la necessità bussa, a volte si chiude un occhio sul confine – sottile ma cruciale – tra lavoro autonomo e subordinato.

Ecco allora che nei cantieri e nelle imprese subappaltatrici si moltiplicano i casi di “falsi autonomi”: lavoratori formalmente indipendenti, ma di fatto soggetti al potere direttivo e organizzativo del committente. Un rischio non solo per il lavoratore, che si trova senza tutele, ma anche per l’azienda, che ora rischia grosso.

In questo contesto, l’attenzione degli organi di controllo è massima. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro è tornato a far sentire la sua voce, chiarendo una volta per tutte cosa succede quando si finge un rapporto autonomo per nascondere una subordinazione. E le conseguenze sono tutt’altro che leggere.

Finto autonomo? Arriva la mazzata da 6.000 euro (al minimo)

Con la nota prot. n. 964 del 4 giugno 2025, l’Ispettorato del Lavoro ha dato indicazioni operative precise ai propri ispettori. Il messaggio è chiaro: chi cerca di camuffare un rapporto di lavoro subordinato dietro una partita IVA rischia grosso. Se durante un’ispezione si accerta che un presunto artigiano lavora nei fatti come un dipendente, la sanzione per l’impresa affidataria dei lavori può arrivare a cifre molto alte.

Parliamo di una sanzione amministrativa pari al 10% del valore dell’appalto e comunque non inferiore a 6.000 euro. A questa si aggiunge l’esclusione dai lavori pubblici per sei mesi, prevista dal famigerato articolo 27, comma 11, del D.Lgs. 81/2008. Una misura pensata per colpire duramente chi sfrutta zone grigie per aggirare le regole su sicurezza e contratti.

moneta frigo (pexels) – cataniaoggi

Chi paga davvero? Non sempre chi pensi

Il cuore della questione riguarda la riqualificazione del rapporto di lavoro. Se il lavoratore che firma da autonomo viene poi scoperto a operare con modalità tipiche del dipendente (orari fissi, ordini diretti, nessun rischio d’impresa), è l’impresa affidataria a risponderne. È lei a essere considerata il vero datore di lavoro, ed è lei a pagare il conto.

E il lavoratore “pseudo-autonomo”? Contrariamente a quanto si possa pensare, non subisce la sanzione da 6.000 euro. Questo perché, come chiarito dall’Ispettorato, una volta dimostrata la subordinazione, viene automaticamente considerato un dipendente, e quindi non più tenuto a possedere la patente a crediti prevista per gli autonomi nei cantieri. Un passaggio importante anche per i committenti. Se un artigiano viene in seguito inquadrato come lavoratore subordinato, non si può accusare il committente di non averne verificato la patente. Un modo per evitare sanzioni contraddittorie e per garantire coerenza nel sistema sanzionatorio.

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Published by
Francesca Cattaneo