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Catania, arresti e perquisizioni per devastazione durante la manifestazione

Due arresti e tredici perquisizioni nell’inchiesta sulla manifestazione del 17 maggio 2025, da cui emergono gravi indizi di devastazione, aggressioni e uso di ordigni contro le forze dell’ordine.

Nelle prime ore della mattinata, su disposizione della Procura distrettuale di Catania, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale etneo nei confronti di un 33enne e di un 22enne, residenti rispettivamente a Catania e Brindisi. Contestualmente, sono state effettuate tredici perquisizioni domiciliari nelle province di Catania, Palermo, Bari, Messina e Siracusa, nei confronti di soggetti indagati all’interno dello stesso procedimento.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip – ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – i due arrestati, insieme ad altri soggetti in via di identificazione, sono ritenuti gravemente indiziati dei reati di devastazione, danneggiamenti e altre condotte violente. Per il 33enne vengono inoltre contestati i reati di rapina e lesioni ai danni di un pubblico ufficiale, aggravati dal fatto di aver agito in gruppo e durante una pubblica manifestazione.

Il provvedimento scaturisce da un’articolata attività investigativa, condotta dalla Digos di Catania con tecniche tradizionali e coordinata dalla Procura, avviata dopo i gravi episodi verificatisi nel corso della manifestazione del 17 maggio 2025, promossa dalla “Rete No DDL Sicurezza Catania”.

La ricostruzione dei fatti

Nel pomeriggio della manifestazione, a cui hanno partecipato circa 200 persone, gli investigatori hanno rilevato la presenza di un gruppo riconducibile all’area anarco-antagonista, composto da soggetti locali e da altri arrivati appositamente da diverse province. Tale gruppo si sarebbe posizionato in coda al corteo, mantenendo una distanza di decine di metri dal resto dei manifestanti.

Secondo le risultanze investigative, alcune persone appartenenti a questo segmento del corteo avrebbero indossato tute scure e cappucci portati da casa, travisandosi completamente, per mettere in atto un piano preordinato di azioni violente. Giunti in Piazza Lanza, dove era predisposto un servizio di sicurezza a tutela della Casa circondariale, gli indagati avrebbero dato avvio a un intenso lancio di <strong;pietre, petardi, bombe carta e bottiglie incendiarie contenenti liquido infiammabile, colpendo gli operatori di polizia.

In un episodio particolarmente grave, un componente del gruppo avrebbe realizzato una rudimentale base di lancio per stabilizzare una batteria di petardi; un frammento incandescente avrebbe raggiunto la nuca di un funzionario di polizia.

L’analisi degli Artificieri della Polizia di Stato ha confermato che una delle bottiglie incendiarie inesplose conteneva materiali ad alto rischio deflagrante, indice della pericolosità degli ordigni utilizzati.

Aggressioni, devastazioni e imbrattamenti

Nel prosieguo del corteo si sarebbero verificate ulteriori azioni ostili contro le Forze dell’Ordine, con ripetuti lanci di petardi e oggetti contundenti. Un agente della Polizia Locale sarebbe stato aggredito e colpito da uno dei manifestanti travisati, che gli avrebbe inoltre sottratto con violenza la paletta d’ordinanza.

Le condotte contestate includono anche atti di devastazione: vetrate di negozi e alberghi danneggiate con pietre e martelli, lastre di marmo frantumate e persone in transito costrette ad allontanarsi impaurite. Numerosi anche gli episodi di imbrattamento di edifici pubblici, abitazioni e palazzi, con scritte minacciose come “UCCIDI gli SBIRRI” e “SECONDINO ASSASSINO”. In alcuni casi sarebbero state danneggiate telecamere di sorveglianza.

Individuazione dei responsabili

Gli agenti della Digos hanno analizzato numerosi filmati, confrontando le immagini precedenti al corteo con quelle registrate durante gli episodi violenti. L’incrocio dei fotogrammi avrebbe consentito di isolare elementi univoci nel vestiario e nei travisamenti, portando all’identificazione degli indagati.

Nell’ordinanza cautelare, il Gip ritiene gli arrestati «soggetti socialmente pericolosi, strutturati nella devianza con finalità criminale», che avrebbero messo a rischio l’incolumità degli operatori e dei cittadini presenti alla manifestazione.

Le due persone destinatarie della misura in carcere sono ritenute appartenenti a movimenti anarco-insurrezionalisti attivi tra Catania e Bari. Un terzo soggetto, anch’egli destinatario della stessa misura, è attualmente all’estero ed è stato emesso nei suoi confronti un mandato di arresto europeo.

Ulteriori 13 indagati, alcuni provenienti da altre province e giunti a Catania per sostenere le iniziative violente, sono sottoposti a perquisizione nel medesimo procedimento, con la collaborazione delle Digos di Palermo, Bari, Brindisi, Messina e Siracusa.

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Le persone coinvolte sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva di condanna, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza. Chiunque voglia esercitare il diritto di replica può farlo nei modi e nei termini previsti dalla legge.

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Redazione