Etna ( Archivio)
Un contenzioso debitorio con il Comune ha portato alla decadenza di Alfio Vincenzo Russo, ex sindaco e oggi consigliere comunale di opposizione. La vicenda, ricostruita oggi dal quotidiano La Sicilia, ha già avuto l’immediata conseguenza della sua sostituzione in aula, si è trasformata in un caso politico e giudiziario destinato a far discutere a lungo.
Il riferimento normativo è l’articolo 69 del Testo unico degli Enti locali, che disciplina le situazioni di incompatibilità e decadenza. Secondo la presidente del Consiglio comunale, Arianna Santonocita, non si è trattato di una scelta discrezionale, ma dell’applicazione obbligatoria delle norme. «Come presidente – ha precisato – ho semplicemente dato seguito all’atto istruito dagli uffici, che prevede la verifica delle posizioni patrimoniali di tutti i consiglieri. In questo caso non si poteva fare diversamente».
Due consiglieri erano stati interessati dal procedimento: uno ha regolarizzato la propria posizione, mentre per Russo è stata dichiarata la decadenza. «Non è stata una decisione leggera – ha ribadito Santonocita – anzi, ho concesso venti giorni in più rispetto al termine di legge proprio per consentire la sanatoria. Nel suo caso, però, si è dovuti procedere con la surroga». La questione ruota intorno a una presunta esposizione di debiti non versati, tra tasse e tributi comunali, che ammonterebbe a diverse migliaia di euro. Russo, già candidato sindaco e oggi capogruppo di opposizione, non intende arrendersi: ha annunciato battaglia legale e un ricorso contro la delibera consiliare. «Non esiste alcun debito certo, liquido ed esigibile – sostiene – la decisione è stata costruita ad arte dalla maggioranza per eliminare un avversario politico. È un atto illegittimo che colpisce i diritti democratici».
Il ricorso, fa sapere l’ex primo cittadino, verrà portato davanti sia al tribunale civile sia a quello amministrativo, con la prospettiva di inevitabili ripercussioni anche in sede penale. «Siamo di fronte – accusa – a una violazione gravissima delle regole democratiche, una torsione politica che mette a rischio la rappresentanza elettiva».