Aperturesotto

Un Bellini riscoperto tra salotti e sale da concerto

Un viaggio nell’Ottocento musicale, tra salotti privati e grandi sale da concerto, sulle tracce di Vincenzo Bellini e delle sue melodie più amate. È stato questo il cuore di “Un Bellini, s’il vous plaît! Parafrasando Bellini: echi del belcanto nei salotti e nelle sale da concerto”, appuntamento del Bellini International Context che ieri sera ha animato il Teatro Sangiorgi di Catania. La formula ha intrecciato parola e musica. A guidare il pubblico, la studiosa Mariateresa Storino del Conservatorio “Rossini” di Pesaro, in dialogo con Maria Rosa De Luca e Graziella Seminara. Sul palco i giovani del Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, impegnati in un programma interamente dedicato alle trascrizioni e parafrasi belliniane.

Dal flauto di Eugenia Cristina Cantone al pianoforte di Alessandra Pafumi, fino alle interpretazioni di Andrea Scirè, Manuel Cicero, Dario Nania ed Emanuele Pino (anche in duo a quattro mani), il concerto ha proposto alcune delle rielaborazioni più suggestive: dalla Fantasia su Norma di Giulio Briccialdi alla Straniera di Jules Herman, fino alle celebri variazioni di Thalberg su Casta diva e all’Ouverture di Norma per pianoforte a quattro mani di Richard Kleinmichel.

«I Concetti Aperitivo sono un’esperienza nata alcuni anni fa nell’ambito del Bellini International Context. Si tratta di incontri in cui si approfondiscono aspetti particolarmente interessanti del percorso artistico di Bellini, da un punto di vista complementare rispetto a quello delle opere. È una formula che prevede la conversazione con un esperto del settore, alternata all’esecuzione di brani scelti, e che si conclude con un aperitivo. Un modo piacevole, mondano ma al tempo stesso colto di avvicinarsi all’arte belliniana. È quanto accadrà anche stasera» spiega Graziella Seminara, docente dell’Università di Catania.
Manuel, del Conservatorio Bellini, sottolinea invece la sfida tecnica: «Una delle difficoltà maggiori nel proporre un repertorio belcantistico su uno strumento non melodico come il pianoforte, che non nasce con questo intento, è proprio quella di ricreare le peculiarità della voce e il tipo di fraseggio caratteristici del belcanto su uno strumento che, di per sé, non possiede tali potenzialità. La sfida è quindi restituire al pianoforte quelle caratteristiche tipiche del canto».

Alla domanda «Perché queste pagine, pur così popolari nell’Ottocento, sono state poi dimenticate?», Mariateresa Storino risponde: «Queste pagine sono state dimenticate a causa dei profondi cambiamenti sociali dell’Ottocento. Lo spartiacque è già nel 1848-1849, dopo le varie rivoluzioni, ed è legato anche a ciò che il pubblico richiedeva. Nella seconda parte del secolo, infatti, ci si abitua all’idea del concerto solo strumentale. Un altro concetto fondamentale riguarda il progressivo affermarsi dell’idea di opus: un’opera originale, unica e irripetibile. Le trascrizioni, secondo il pensiero dell’epoca, non potevano rientrare in questa concezione».

Il Bellini International Context prosegue questa sera, sempre al Teatro Sangiorgi, con “Allacciate le cinture! Bellini smiles!” del Duo Baldo e il soprano Maria Luigia Borsi, per un nuovo incontro tra stili e linguaggi nel segno del genio catanese.

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Redazione