
Il dibattito sul “terzo mandato” torna a infiammare la politica italiana. Mentre il Veneto, la Campania e la Puglia si preparano a nuove sfide elettorali, il limite dei due mandati per i governatori riapre il confronto tra partiti, leader e opinione pubblica.
Secondo un sondaggio condotto da Demos, quasi sei italiani su dieci si dichiarano contrari a modificare la legge che vieta il terzo mandato consecutivo. Il 38%, invece, sarebbe favorevole a consentirlo. Un orientamento che riflette non solo una visione politica, ma anche un sentimento di diffidenza verso la classe dirigente, frutto di anni di distanza tra cittadini e istituzioni.
Il dato geografico è eloquente: il consenso al terzo mandato cresce nel Nordest, in particolare in Veneto, “la terra di Zaia”, dove gli oppositori si fermano al 46%, la percentuale più bassa d’Italia. Un segnale che conferma la popolarità del governatore Luca Zaia, in carica dal 2010, e oggi impossibilitato a ricandidarsi per effetto della norma nazionale entrata in vigore nel 2012. Zaia, però, intende comunque utilizzare la prossima tornata come un referendum politico sulla sua leadership.
La mappa politica del sondaggio disegna una frattura netta. Fratelli d’Italia è l’unico partito in cui la maggioranza degli elettori (51%) sostiene la possibilità di un terzo mandato. Tra gli elettori di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, invece, prevale la contrarietà (solo il 27% nel Pd si dice favorevole). A pesare è anche il ruolo dei leader: Giorgia Meloni, pur in calo di consensi rispetto all’anno scorso (dal 43% al 37%), resta la più apprezzata figura politica del Paese, distanziando di oltre dieci punti la segretaria dem Elly Schlein.
Il confronto sul limite dei mandati, però, non riguarda solo Zaia o le Regioni del Nord. È il riflesso di una tensione più ampia tra rinnovamento e continuità del potere, tra la necessità di garantire stabilità amministrativa e quella di favorire il ricambio democratico. In un’Italia che si prepara a un lungo ciclo elettorale – dalle comunali del 2026 fino alle politiche del 2027 – il tema assume una valenza strategica.
Roma, Milano, Bologna, Torino e Trieste torneranno presto al voto, e il limite dei mandati potrebbe incidere anche sugli equilibri futuri dei partiti. L’election day che si profila all’orizzonte rischia di diventare un banco di prova non solo per le coalizioni, ma per l’intero sistema politico, chiamato a confrontarsi con la stanchezza e la disillusione dell’elettorato.
Il “terzo mandato”, in fondo, è più di una norma: è uno specchio del rapporto tra cittadini e potere. Tra chi teme il ritorno dei “governatori a vita” e chi, invece, vede nella continuità amministrativa una garanzia di stabilità. Ma in un Paese dove i partiti si svuotano e i leader si consumano in fretta, resta la domanda di fondo: fino a che punto la politica italiana è capace di rinnovarsi davvero?
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