
Schifani (wikipedia) - cataniaoggi
L’economia siciliana tiene, ma restano irrisolti i limiti strutturali della sanità e le rigidità del sistema parlamentare regionale.
L’economia dell’Isola mostra segnali di tenuta nonostante le difficoltà del contesto internazionale, mentre l’azione di governo continua a fare i conti con freni istituzionali e tensioni politiche. È il quadro tracciato dal presidente della Regione siciliana Renato Schifani durante l’incontro di fine anno con la stampa a Palazzo d’Orléans.
Sul fronte economico, il governatore rivendica dati che vanno oltre le valutazioni interne. «L’economia in Sicilia per ora gode di buona salute. Lo confermano anche le società di rating che di solito non fanno sconti a nessuno», ha affermato, sottolineando come i riscontri positivi arrivino anche da soggetti terzi e indipendenti.
Più complesso il passaggio sulla legge di stabilità, approvata dopo un iter definito faticoso. «Usciamo dal lungo parto della legge di stabilità, reso tale da un regolamento parlamentare che, come ha detto anche il presidente Galvagno, è tutto da riformare», ha dichiarato Schifani, puntando il dito contro un sistema che, a suo giudizio, «consente un ostruzionismo in grado di fermare l’attività parlamentare e quindi anche quella del governo».
Da qui l’annuncio di un confronto con il presidente dell’Assemblea regionale siciliana per avviare una revisione delle regole. «Mi incontrerò presto con il presidente dell’Ars Galvagno… ok all’abolizione del voto segreto, ma valuteremo una riforma organica del regolamento che dia regole similari a quelle del Parlamento nazionale».
Nonostante le difficoltà, Schifani rivendica il salvataggio dei capisaldi della manovra. «La Manovra è stata messa in salvo nei suoi punti essenziali, come la decontribuzione da 200 milioni. Mai in passato misure così forti, così ampie, così possenti per dare una scossa all’economia». Resta però una forte amarezza per una norma stralciata in Aula: «L’unica grande amarezza lo stralcio dell’articolo 31 su un intervento da 10 milioni di euro per la riduzione dei costi dell’export per le imprese siciliane».
Una decisione che il presidente fatica a comprendere, soprattutto alla luce delle difficoltà legate ai mercati esteri. «Non capisco lo stralcio per una misura così importante nel momento in cui i dazi di Trump hanno creato una difficoltà oggettiva. Ci riproveremo».
Passaggio centrale anche sulla sanità, settore che Schifani definisce indebolito da anni di interferenze politiche. «Il sistema di nomina dei manager della sanità, a partire dai direttori generali, non ha funzionato nel tempo. La politica ha invaso la gestione della sanità riducendone la qualità». Da qui la scelta di intervenire sulle procedure: «Abbiamo modificato con delibera di Giunta il processo di nomina dei manager… sarà garantita un’alta qualità in cui la politica avrà poco da dire».
Sul fronte rifiuti, il presidente conferma la linea del governo sui termovalorizzatori di Palermo e Catania. «Si va avanti, ce la metteremo tutta», spiegando che i progetti sono stati affidati a Invitalia e che il dialogo con Bruxelles prosegue parallelamente.
Infine, un accenno agli equilibri politici e al rimpasto di giunta. «Il rimpasto è obbligatorio innanzitutto perché devo riempire due caselle, è un atto dovuto», ha spiegato, ribadendo l’esclusione della Democrazia Cristiana dall’esecutivo: «Ho deciso di estromettere dal governo un partito che ha dimostrato, secondo le indagini, di seguire modelli gestionali non consoni ai miei punti di vista di trasparenza e legalità nelle istituzioni».
Sul proprio futuro politico, Schifani mantiene una linea prudente. «Sto lavorando… ci vogliono almeno dieci anni per realizzare un programma», ricordando che la sua candidatura non fu una scelta individuale: «A me è stato chiesto di candidarmi, non ho alzato il ditino».