Biagio Semilia (presidente della Fed)
«L’editoria si trova oggi davanti a un bivio storico, in un confronto sempre più diretto con l’intelligenza artificiale», scrive Biagio Semilia nel suo editoriale su InnovationIsland. «Da un lato c’è l’uso massiccio dei contenuti giornalistici per alimentare chatbot e sistemi come le AI Overviews; dall’altro la reazione degli editori, che cercano di difendere diritti e ricavi». Il punto di partenza è il caso giapponese: Nikkei e Asahi Shimbun hanno trascinato in tribunale Perplexity accusandola di avere usato articoli e materiali senza autorizzazione. «Non è un episodio isolato – sottolinea Semilia – ma l’ennesimo segnale di una frattura globale. Al centro non c’è solo il prelievo dei contenuti, ma anche il danno d’immagine quando l’IA rielabora in maniera distorta o imprecisa il lavoro dei giornalisti».
Per Semilia, non basta più appellarsi al “fair use”: «Servono regole chiare, contratti trasparenti, rispetto delle barriere tecniche come il robots.txt, accordi di licenza e sistemi che garantiscano sempre la tracciabilità della fonte».
Intanto Perplexity ha provato a spiazzare gli editori con un’offerta economica: Comet Plus, un programma che promette l’80% dei ricavi da abbonamenti. Ma Semilia resta scettico: «È una mossa di cooptazione. L’asimmetria di potere rimane tutta nelle mani della piattaforma, che decide chi appare, come viene attribuito e quanto vale. In questo modo i media rischiano di diventare soltanto fornitori di materia prima informativa, perdendo il contatto diretto con i lettori». I numeri parlano chiaro: le ricerche zero-click sono salite dal 59% al 69%, mentre nel 2024 le visite ai siti di news sono calate del 25%. «La direzione è evidente – osserva: ci muoviamo verso un modello chiuso, dove l’assistente AI si mette in mezzo e riduce lo spazio per gli editori».
E allora che fare? «Non ci sono ricette miracolose – scrive Semilia – ma mosse concrete e immediate. Prima di tutto presidiare i contenuti strategici, rendendoli non riassumibili senza citazione della fonte. Poi fissare paletti tecnici e contrattuali, con clausole di auditing. Infine, ricostruire un rapporto diretto con il pubblico: newsletter, membership, community. È lì che si misura la resilienza di un brand». Anche le metriche devono cambiare: «Bisogna archiviare il culto delle pageview. Le vere misure sono l’attribution rate, l’assist-to-visit e, domani, l’RPM conversazionale. Solo così si capisce se la voce di un editore pesa davvero dentro le risposte AI o se si sta dissolvendo in un rumore indistinto».
Parole che arrivano da chi, in Sicilia, ha fatto della visione digitale una missione. Biagio Semilia è stato uno dei primi a credere davvero nell’editoria online, quando sembrava solo un azzardo. Ha scosso il settore con progetti coraggiosi e spesso pionieristici, sempre al fianco degli editori. È anche grazie a figure come lui se l’informazione digitale siciliana ha raggiunto un livello competitivo nazionale. Oggi, con la stessa chiarezza di allora, indica la strada per affrontare la sfida dell’intelligenza artificiale.
«La collisione tra IA ed editoria non è un incidente passeggero – conclude Semilia – ma la riscrittura del contratto sociale tra chi produce informazione e chi la distribuisce. La battaglia si vincerà non nei tribunali, ma sulla qualità riconoscibile, sul presidio della fonte e su modelli di ricavo coerenti con l’interazione mediata dall’AI».
Un pensiero che verrà rilanciato anche al Premio Innovazione Sicilia del prossimo 21 novembre, dove esperti, imprese e realtà editoriali discuteranno di come l’IA stia cambiando, e cambierà ancora il futuro dell’informazione.