Manlio Messina
Manlio Messina torna sulla scena politica siciliana e punta il dito contro il presidente della Regione Renato Schifani. Prima sul contributo al Trapani Calcio, poi sulla gestione del Pnrr: “La Sicilia è ferma, rischiamo di perdere 11 miliardi”.
Palermo. Il ritorno di Manlio Messina scuote gli equilibri della politica siciliana. In ventiquattr’ore l’ex assessore regionale, un tempo delfino di Giorgia Meloni e oggi fuori da Fratelli d’Italia, è tornato a colpire con due mosse mirate: un post e un comunicato stampa che hanno riacceso le tensioni tra gli alleati del centrodestra.
Nel primo intervento, Messina ha criticato il contributo da 300 mila euro al Trapani Calcio. Poi, con un comunicato diffuso poche ore dopo, ha attaccato frontalmente il governatore sulla gestione dei fondi del Pnrr.
«I dati parlano chiaro — osserva Messina — la Sicilia è ferma. I progetti del Pnrr non avanzano, la spesa è bloccata e secondo le stime rischiamo di perdere oltre 11 miliardi di euro destinati a infrastrutture, scuole, sanità e servizi ai cittadini. La responsabilità di questo fallimento ricade direttamente sul presidente Schifani, che non è riuscito a garantire una guida efficace e una cabina di regia capace di far avanzare i progetti».
Da Palazzo d’Orléans, per ora, nessuna replica. Ma il clima resta teso. Dentro Fratelli d’Italia si attende la rimozione di Salvatore Iacolino dalla pianificazione strategica, mentre Alberto Firenze non arretra sulla nomina all’Asp di Palermo. Nel frattempo, gli uffici regionali lavorano alla difficile manovra di stabilità guidata dall’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, che Schifani presenterà agli alleati nel vertice di maggioranza fissato per lunedì 27 ottobre.
Tra le spine del momento anche il tema del voto segreto, con la Dc di Totò Cuffaro — rappresentata all’Ars da Carmelo Pace — che ha depositato un disegno di legge per ridurne l’utilizzo. Ma non è l’unico fronte: il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè (Forza Italia), ha lanciato nuove critiche a Schifani, mentre nel partito cresce l’irritazione per le tensioni interne.
A tutto questo si aggiunge proprio Messina, definito da molti “l’incursore” di questa fase politica. Durante la kermesse “Patrioti in Comune”, il ministro Nello Musumeci gli ha rivolto un invito pubblico a “tornare a casa”, aprendo una suggestione che divide i meloniani: alcuni vedrebbero di buon occhio un suo rientro in Fratelli d’Italia, altri invece ne temono il ritorno come elemento di destabilizzazione.
Intanto resta aperta anche la vicenda che riguarda il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, nuovamente al centro delle polemiche per aver concesso Palazzo dei Normanni per una cena dell’Aci con 400 invitati. «Abbiamo fatto bene — tuona il 5 Stelle Nuccio Di Paola — a bocciare la norma della manovra quater che stanziava 300 mila euro per la Targa Florio: evidentemente non avevano bisogno di quei fondi, considerando la spesa per il mega banchetto a Palazzo dei Normanni».
Alla cena erano presenti, tra gli altri, Angelo Pizzuto (Aci Palermo) e l’assessore alle Infrastrutture Alessandro Aricò di Fratelli d’Italia. Assente invece Galvagno, impegnato negli stessi giorni nella kermesse catanese del partito.
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