Raffaele Lombardo
La clamorosa bocciatura del Ddl-Consorzi in Aula non è solo un incidente parlamentare, ma un segnale di profonda tensione all’interno della coalizione che sostiene il governo regionale. Dodici voti mancanti rispetto alle attese non si spiegano solo con calcoli politici: emergono crepe, scontenti e la sensazione che il rapporto tra il presidente e parte della sua maggioranza si stia deteriorando.
Il clima è reso ancor più teso dalle recenti dichiarazioni del presidente della Regione, riportate su Repubblica, che hanno sollevato reazioni e commenti di peso. Tra questi quello di Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione Sicilia, che ha affidato il suo pensiero a una riflessione diretta e senza filtri.
«Mi è stato chiesto un commento circa le parole del presidente della Regione riportate su Repubblica di oggi.
Ho letto, visto e sentito.
Brutta storia, ma nessun dramma. Mi accorgo che l’elezione diretta del presidente talvolta può portare all’illusione del potere assoluto. Poco male, altrove consegna nelle sue mani una borsetta che consente di scatenare l’attacco nucleare.
La verità è che il potere logora anche chi ce l’ha ed io posso capirlo: …la tensione, gli impegni, la stampa, le scadenze…!
In quanto al Ddl-Consorzi, bocciato in aula l’altra sera, si vuole ignorare che comunque gli Mpa presenti erano tre, mentre i voti mancanti una dozzina! E’ chiaro che qualcosa non va. L’on. Roberto Di Mauro nell’incontro di maggioranza è stato onesto e leale: ha elencato, a suo modo di vedere, le incongruenze da correggere.
Dove avrebbe dovuto farlo? Sui giornali?
A me è capitato di esprimere mesi fa il mio punto di vista sulle liste d’attesa in Sanità e da allora, visto il clima, ho deciso di astenermi dal partecipare.
E della Sanità avevo parlato ancor prima in camera caritatis, segnalando qualche “irregolarità”.
Invano. Ma è plausibile – mi chiedo – che funzionari onesti e rigorosi vengano penalizzati e taluni “irregolari” vengano premiati? In questi giorni poi, raccolgo non poche critiche sulla rete ospedaliera… Mi auguro che posti letto e reparti non si inventino per assecondare interessi politici o elettorali».
Il riferimento alla Sanità non è casuale. Lombardo, pur non rivestendo incarichi istituzionali, mantiene un occhio vigile sulla gestione dei servizi pubblici. Il commento dell’ex presidente fotografa un momento delicato: la maggioranza appare in difficoltà, divisa tra fedeltà al leader e crescente insofferenza verso decisioni percepite come imposte dall’alto. L’episodio del Ddl-Consorzi diventa quindi un campanello d’allarme non solo per la tenuta politica della giunta, ma anche per la capacità del governo regionale di ascoltare i propri alleati e di affrontare in maniera condivisa i nodi cruciali, dalla riorganizzazione dei consorzi di bonifica alla gestione della Sanità, passando per le prossime scadenze legislative.
Pur lontano dai riflettori di Palazzo d’Orléans, Lombardo conserva un capitale politico non trascurabile. Il Movimento per l’Autonomia, funge spesso da ago della bilancia: pochi voti che possono ribaltare l’esito di una seduta, modellando le alleanze in base ai dossier in calendario. A questo si aggiunge una rete di amministratori locali, sindaci e dirigenti sanitari che gli riconoscono la paternità di riforme – dalla rimodulazione della rete ospedaliera alla riorganizzazione delle ex Province – rimaste punti di riferimento nei territori.
Nelle prossime sfide elettorali, soprattutto quelle comunali del 2026 e, più avanti, le Regionali, la sua capacità di mediare tra le anime dell’area autonomista e una parte del centrodestra potrebbe risultare decisiva. Non è un mistero che i colonnelli dell’MPA siano già corteggiati da chi spera di ricomporre l’asse meridionalista dentro una coalizione più ampia. Se l’attuale presidente non ricucirà lo strappo aperto dal Ddl-Consorzi e non offrirà garanzie sulla partita della Sanità, Lombardo potrà scegliere se restare “stampella” critica della maggioranza o diventare il federatore di un nuovo mosaico politico.
In quel caso, le parole pronunciate oggi – «il potere logora anche chi ce l’ha» – suoneranno come un promemoria: il consenso, in Sicilia, non è mai un bene acquisito. E chi possiede la chiave per spostare anche pochi, decisivi voti continua a sedere, di fatto, al tavolo del comando.